Il vecchio e il bambino.
Per non dimenticare… martelleremo, racconteremo, disturberemo il silenzio delle coscienze addormentate… ancora e ancora.
Ospito con grandissimo piacere un pezzo dedicato a questa giornata, istituita solo 10 anni fa, il cui titolo è una realtà, ma anche un presagio, anzi una speranza di un passaggio di consegne di un futuro e – in altri paesi – un presente orribile e omicida da una generazione all’altra. Una domanda emerge: dov’è la generazione intermedia? Siamo noi, io che scrivo e tu che mi stai leggendo… quelli che presi dall’esistenza mediocre senza memoria e senza prospettiva… DORME.
Dovevamo fare da ponte. Invece, col nostro sonno intellettuale e morale, non viviamo neppure il presente.
Guardo. Il vecchio e il bambino si comnprendono. Si prendono per mano. Continuano la storia.
“Ci sono due immagini che mi sono sempre rimaste in mente tra le migliaia di foto e filmati dell’Olocausto. Un bambino di forse10 anni con le mani alzate in mezzo ad una strada insieme ad altri deportati, forse la sua famiglia, una foto famosa. L’altra è il viso di un vecchio, inginocchiato tra le gambe stivalate di una SS, un vecchio che piange chiedendo forse una impossibile pietà. Un filmato molto meno conosciuto ma non meno duro. Entrambe mi fanno pensare al titolo del più famoso libro di Primo Levi. Chiediamoci se questo è un uomo. Se questo bambino terrorizzato è già un uomo, un pericoloso nemico da eliminare senza lasciarne traccia. Se quel vecchio disperato è ancora un uomo, ridotto come è a piangere in ginocchio per sperare di vivere almeno fino a sera. Quando si smette di essere uomini, di avere umanità in noi stessi e ci si abbandona senza più reagire? La macchina della morte nazista cancellava gli uomini e creava numeri per riempire le statistiche mensili della produzione di cadaveri da bruciare. Quelli non dovevano più essere o diventare uomini ma solo le unità di un pallottoliere infernale. Credo però che la domanda da fare sia un’altra, come tante domande ovvia e troppe volte non posta. Dimmi se chi punta il fucile contro il bambino è un uomo. Se è un uomo chi umilia un vecchio con l’orgoglio di farlo e ride delle sue lacrime di disperazione e di dolore. Possiamo domandarci adesso se quelli sono uomini ma la risposta la sappiamo già e non ci piace. Perché purtroppo sono uomini, persone normali, con un cuore, forse un amore ma che hanno rinunciato o venduto la loro umanità, che hanno dato spazio al loro lato peggiore pronti poi a rifugiarsi e a chiedere pietà quando la macchina si inceppa e si rivolta contro di loro. Sapere che sono uomini ci spaventa perché basta a farci capire che può succedere ancora, che è successo prima e dopo, che sta succedendo ancora. In Congo, in Rwanda, in Sudan, in Kosovo, qui davanti a noi, ovunque.
Il giorno della memoria è stato inventato per ricordare cosa è stato, dovremmo inventarne uno per ricordaci di quello che può ancora essere perché siamo uomini.
(Paolo Artuso)
27 gennaio 2011
Un grosso abbraccio al mio caro amico per questa traccia lasciata nel mio cuore e nella mia memoria. Sempre Vicky!
purtroppo l’olocausto non ha nascosto barbarie che ancor oggi vengono perpetrate ai danni dei deboli.
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Commento di simone | 27 gennaio 2011 |
Perchè alla nostra generazione serve la giornata della memoria….
Dov’è la generazione intermedia, cioè noi?Siamo presi dall’esistenza mediocre senza memoria e senza prospettiva…….Dovremmo inventare il giorno per ricordaci di quello che può ancora essere perché siamo uomini.
Vicky, ho fatto questa rapidissima sintesi,su un concetto che ci fa capire tante cose con poche parole
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Commento di Remo | 27 gennaio 2011 |
Bel Post! 🙂
Un invito a riflettere sul vero senso della memoria anche su Vongole & Merluzzi … Spero avrai modo di ricambiarci la visita 🙂
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/01/27/olocausto-amnesico/#comments
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Commento di lordbad | 27 gennaio 2011 |
Grazie! Ho visitato con piacere il blog. Complimenti davvero. Una domanda: come si fa a mettere il logo ccc di licenza nella colonna dei link?
A presto!
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Commento di vincenza63 | 28 gennaio 2011 |
Se deve essere la “Giornata dlla Memoria” lo sia per tutti e basta con le stumentalizzazioni.
I tedeschi ( e non solo loro) miravano ai soldi degli ebrei e i ricchi ebrei (in quel periodo padroni delle maggiori banche mondiali che controllavano l’economia mondiale dopo il crollo della borsa di Wall Street del 1929 non hanno speso un soldo pe salvare il loro popolo).
Ricordiamoci anche di mio padre, che è stato deportato in un campo di concentramento dopo 4 campagne di guerra, ricordiamoci che dopo l’armistizio lui non si è piegato alla volontà dei tedeschi che volevano farlo combattere contro gli alleati. Fu internato come IMI (Internato Militare Italiano – Italienische Militär-Internierten ) e lui era uno degli 800mila deportati che per rispettare le leggi di uno Stato (leggi anche sbagliate), si sono visti negare ogni diritto dal rispetto della Convenzione di Ginevra (in quanto deportati come civili)perdendo, per questoi motivo, il risarcimento che lo stato tedesco ha dato nel 2000 ai soli deportati ebrei. ECCO PERCHE’ RIAFFERMO CON SEMPRE MAGGIOR VIGORE CHE SONO SEMPRE I POVERI A PAGARE PER TUTTI.
Fonte WikipediaIntgernati militari italiani nei lager tedeschi
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Commento di Pietro | 27 gennaio 2011 |
Tu, come tutti, hai la libertà di esprimere la tua opinione Pietro. Nessuno nega i fatti, ci mancherebbe. Solo volevo spostare l’attenzione, ogni tanto, anche sui carnefici. Che oltre ad essere militari, erano anche – oso dire soprattutto.. – potenze economiche. Sono due aspetti da tenere in conto.
Un caro saluto e un ricordo per tuo padre.
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Commento di vincenza63 | 28 gennaio 2011 |
Cara Vicky, nessuno si chiede quale sia stata la causa di tutto ciò…. eppure tu lo dovresti sapere, lo hai letto tante volte, ma, forse, in questo momento non lo ricordi… ne parleremo on voice 😉 Baci
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Commento di Mario | 28 gennaio 2011 |
Eh, sì, anche in questo caso è una questione di memoria! 🙂
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Commento di Mario | 28 gennaio 2011 |
Forse si è dato per scontato? E’ stato forse un errore Mario?
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Commento di vincenza63 | 28 gennaio 2011
Nel disastro del ricordo è una fortuna che esistano filmati e fotografie a dimostrazione di quanto è accaduto. Testimonianze visive e anche viventi che spaccano il cuore e la coscienza di esseri umani.
Una sopravvissuta ha raccontato di un ufficiale delle SS, tra i più crudeli in assoluto, che al momento della liberazione lasciava il lager insieme ai prigionieri che fino a quel momento aveva trattato nemmeno come bestie, ma come COSE. Lasciando il campo di concentramento si spogliava degli abiti militari, lasciando cadere la sua pistola ai piedi della donna. Lei per un attimo soltanto ha pensato di raccoglierla e di sparargli, un pensiero lucido e razionale abbandonato subito dopo, per lasciare spazio alla vita che ritornava e a quella EVIDENTE differenza tra i prigionieri e i carnefici. Mi ha colpito moltissimo questo racconto. E comunque è vero che di giorni della memoria dovremmo istituirne molti altri, per il passato e per il presente.
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Commento di Dario | 31 gennaio 2011 |
Ciao Dario, bello rileggerti!
Non aggiungo nulla. Solo un’idea: hai mai scritto qualcosa su vittima e carnefice? Dopo testi che sono poesie, come alcuni che mi hanno toccato davvero molto, vorrei scoprirti sotto questo punto di vista. Credo tu sia la persona adatta ad interpretare questo pensiero.
Teniamoci in contatto. Un abbraccio, Vicky.
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Commento di vincenza63 | 31 gennaio 2011 |