L’altra domenica
Vorrei tanto scrivere di quanto è bello stare con la famiglia durante questa giornata. Il problema è che io una famiglia ho smesso di averla già molto tempo fa, più o meno di questi tempi. La domenica per me fino a poco tempo fa era una giornata peggiore delle altre, ogni volta che sentivo osannare questo giorno mi veniva il vomito solo al pensiero. La nausea mi sommergeva, contro la mia volontà. La domenica è un giorno di festa per qualcuno che ha qualcosa da condividere, qualcosa di cui parlare, qualcuno da vivere…
Vorrei tanto raccontare senza timore quello che succede al mio corpo, al mio cuore e la mia psiche in questo giorno particolare oltre che naturalmente in tutti gli altri a volte stramaledetti giorni… qualche volta benedetti, non lo nego. Posso provarci accettando la contropartita, non può essere peggiore della solitudine che ho provato in tante domeniche della mia vita. Ne parlerò come di una giornata tipo, nella quale però si sono alternati momenti belli e momenti atrocemente dolorosi.
Oggi sono uscita, mi sono guardata intorno. È primavera. Tu non puoi vederla con me. Quella che vedrò domani non sarà la stessa…
Ore 8.00 – Mi sveglio più o meno a quest’ora ogni domenica, qualunque sia l’ora in cui vado a letto. Mi preparo a fare colazione non più tardi delle 8.30, il qualcuno che me la dà deve uscire per il suo giorno di libertà. Questo si ripete sempre, anche se io non ho voglia di mangiare a quell’ora, anche se non ho voglia di vedere nessuno estraneo almeno per una volta alla settimana (mi ripeto da anni mentalmente “Un giorno arriverà una fottutissima domenica anche per me, in cui sarò libera anch’io…”), anche se mi piacerebbe restare sola con i miei pensieri qualche volta per scelta.
Ogni settimana vivo lo stesso patema in funzione della domenica: Oggi verrà qualcuno, tutto quanto sopra premesso, ad aiutarmi a lavarmi e vestirmi e se si chi sarà? Dal giovedì comincio a vivere l’ansia della cura del mio corpo.
Vorrei tanto che qualcuno capisse nel verso giusto quello che voglio comunicare, mi sto sforzando di farlo con serenità ma anche estrema verità, la devo a me stessa e a tutti quelli che come me sono costretti a dipendere dalla cura più o meno amorevole di altri. Questa è una ferita che neppure dopo oltre 18 anni è guarita, mi procura sempre sale agli occhi. Lo tolgo e continuo. Qualche volta sento raccontare di storie d’amore e di amicizia che si concretizzano nella cura reciproca e penso mio malgrado a quanto mi sono spesa quando il mio corpo non mi aveva ancora tradito.
Ho massaggiato le tue caviglie gonfie pur non avendo mani buone. Ho usato i miei polsi. È stato naturale, sempre. Avevo smesso di essere la tua donna già da tanto tempo…
A un orario più o meno flessibile arriva il qualcuno di turno che si occupa di me. Un altro giorno, una giostra che riprende a girare azionata da altri. Conto i minuti in cui tutto questo avrà fine e sarò finalmente seduta, parzialmente libera di muovermi, di guardarmi anche oggi allo specchio sperando di piacermi. Io ci provo a ribellarmi a questo meccanismo e spesso sono impietosa verso me stessa, in quei giorni in cui non vorrei essere viva e mi odio per amare così ciò che mi circonda, quello che ho dentro, le persone care… adesso tu.
Vorrei che la mia gioia nell’accogliere parlasse al mio posto senza dover usare le parole che non posso tradurre. Ho una giornata davanti della quale non importa a nessuno. Certe cose non riesco a farle accettare neanche a me stessa. Si avvicina l’ora di pranzo, una volta rappresentava per me un problema, da tempo è diventata la mia oasi… un tempo privilegiato che posso scegliere di passare dove e come voglio. Tutto è iniziato in una domenica tempo fa in cui sono rimasta sola per la prima volta e per pranzo ho mangiato un pacchetto di crackers aperto con i denti e bevuto un bicchier d’acqua. Uno dei pranzi più belli della mia vita! Nascosta in casa, senza dir nulla a nessuno ho respirato la gioia dell’anarchia, del sentirmi padrona del mio tempo anche a costo di rischi. Questa luminosa gioia interiore mi aiuta a superare le decine di altre giornate in cui è oscurata dalle nuvole. Non voglio essere fraintesa, il mio non è menefreghismo delle preoccupazioni altrui, presunte o vere. Semplicemente mi riconosco il diritto a vivere a modo mio come chiunque altro. Essere finalmente seduta mi da questo potere.
Voglio che la pace mi inondi insieme al piacere e alla passione quando di me faccio dono. L’angelo che non sono ora non è più legato. La domenica diventa un giorno da vivere, un’opportunità di scelta, la prospettiva che si apre, la porta che si spalanca senza pensare a quello che si lascia dietro di sé.
Ogni volta che ti vedo sei il mio Sole, il tuo sorgere e il tuo tramontare su di me danno un senso al tempo convenzionale dilatandolo. Diventi corpo del mio corpo, mani delle mie mani, cuore del mio cuore…
Sempre Vicky!
15 marzo 2014 - Posted by Vincenza63 | Anima, Esperienze, Idee, Persone | domenica, gli altri, metacorpo, Vicky
9 commenti »
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Vicky
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Il 5 luglio 2009 il mio primo post.
Un luogo dove incontrarsi, dialogare, osservare. Insomma conoscersi.
Quello che ho scritto finora: pensieri e parole
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Ciao Vincenza, è molto piacevole leggerti, e ti auguro di cuore di avere delle domeniche gioiose e tanto colorate 🙂
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Commento di ingloggia | 15 marzo 2014 |
Grazie!
Sono sicura che non mancheranno 😀
A presto
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Commento di vincenza63 | 15 marzo 2014 |
E’ primavera 🙂 Tempo di rinascere, ancora
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Commento di Olga Tamburini | 16 marzo 2014 |
Olga cara,
non mi sono ancora stancata… fino all’ultimo respiro.
Dolce e intraprendente, dei luoghi comuni me ne frego.
Bello leggerti
😀
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Commento di vincenza63 | 16 marzo 2014 |
Emozioni ,ansie.paure,rabbie che per magia spariscono ,quella magia sei tu
baci
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Commento di maria vittoria pittamiglio | 16 marzo 2014 |
E tu pure, Mavi…
baci
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Commento di vincenza63 | 16 marzo 2014 |
Mi rendo conto che è un argomento personale e delicato, ma ho scelto di parlarne e… ti invito a fare lo stesso, sì…tu che leggi e magari provi imbarazzo, no non farlo. Io non torno indietro. Neanche oggi.
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Commento di vincenza63 | 17 marzo 2014 |
Sono convinto che al sapere che mi hai fatto sorridere ti fara’ molto piacere…………..leggerti lo ritengo un’investimento e……….perdona se non posso farlo spesso! Luca
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Commento di Luca | 3 aprile 2014 |
Far nascere un sorriso È come accendere una luce al buio. Se il tuo sorriso è quello che conosco (sinceramente lo spero) mi incanta ed è virale!
Luca, la presenza nella vita delle persone anche attraverso un commento è importante non tanto per la frequenza, cosa che comunque è sempre gradita, Ma perché piuttosto una certa vanità mi pervade e mi ritrovo spesso a dire Alla gente: “È bello essere nei pensieri di qualcuno”.
Mi fa piacere leggere di trovarmi nei tuoi…
Vicky.
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Commento di vincenza63 | 3 aprile 2014 |