Siamo colpevoli
In questo periodo, bombardata attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione (televisione, social network, giornali, siti Internet eccetera), mi sento soffocare da un certo senso di inadeguatezza, di insufficienza, di occasioni mancate.
Sono prevalentemente circondata da notizie di morte.
Metto una mano sugli occhi, come se la mettessi idealmente sul cuore per non restare troppo ferita, ma questo non mi solleva per nulla…
Siamo (tutti) colpevoli eppure impuniti. Non esiste un reato di indifferenza perseguibile nè penalmente nè civilmente. Esistono solo due realtà: la consapevolezza e la cecità. Entrambe sono sia sociali che personali. Riguardano stati e periodi della vita differenti.
Oggi mi fermo in particolare a riflettere su tanti casi di suicidio che si verificano intorno a noi. Mai il mondo è stato così piccolo…
Non intendo esprimere giudizi né fornire ricette per affrontare questo fenomeno sempre più in diffusione, soprattutto fra i giovani e gli anziani. Vorrei soltanto lasciar emergere lo stato d’animo confuso e molto triste, a causa di un senso schiacciante di impotenza.
Detto così sembrerebbe non esserci alcuna via d’uscita, alcuna soluzione, alcun sollievo a questa “malattia dell’infelicità“. Ogni volta che vengo a conoscenza attraverso i media di vite stroncate da “voli” fisici del corpo o “chimici” della mente, mi viene da chiedermi: “Dove abbiamo sbagliato? Quando non ci siamo stati? Dov’è andata a finire la compassione e l’attenzione?” E molte altre ancora.
Esercito la memoria. Mi ricordo quella volta in cui avevo mal di schiena e non ho avuto la pazienza di ascoltare chi stava dall’altra parte del telefono oppure, peggio, non ho risposto. O magari dell’altra occasione in cui ho visto piangere qualcuno e, per paura di rischiare e intromettermi, ho dimenticato cosa sia la consolazione e il conforto anche da parte di una sconosciuta…
O ancora, in modo molto superficiale e anche cattivo, non ho detto un “Sei stata bravo!” o anche “Conta pure su di me!” a chi con un linguaggio non verbale mi chiedeva una mano…
Mi vergogno della mia mancanza di prossimità, di sensibilità, di occasioni d’amore mancate.
Esiste un momento nella vita di ognuno in cui la consapevolezza deve servire pur a qualcosa e prevedere un cambio di direzione. Il senso della mia sta cambiando.
In passato, ad esempio, mi rifiutavo di assumere medicine per il dolore; questo mi impediva di avere spazi nella giornata da usare per attività sociali o semplicemente per avere del tempo da dedicare a qualcuno, fosse anche solo al telefono o per strada durante una passeggiata. Mi sbagliavo. Così ho cominciato a prendere qualcosa con regolarità, guadagnandoci soprattutto nell’umore e nella disponibilità d’animo e poi nella volontà di perseguire un obiettivo.
In secondo luogo sto cercando di smettere di lamentarmi con chiunque dei miei guai, provando a regalare l’ascolto di cui una volta ero capace e che col tempo e con dolore interiore oltre quello fisico stavo perdendo quasi senza accorgermene. Non aspetto più la telefonata per l’uscita con qualcuno, nel senso che ho ridotto di molto le mie aspettative sulle persone aumentando piuttosto il “movimento del dare”. Quando ci riesco sono felice.
Ognuno dà quello che può, in ogni senso. Questo ho imparato, questo sto cercando di vivere. Questo è il solo “capitale umano” degno di essere investito, soprattutto riguardo la vita preziosa nostra e altrui.
Non si può aspettare ancora, la gente muore di infelicità e di solitudine fuori da qui!
Siamo tutti in cerca del “tu” diverso e speciale. Sempre Vicky.
Nel comandamento evangelico ” ama il tuo prossimo come te stesso” la parte più difficile è la seconda: solo accertandosi prima e provando per se stessi un abbozzo d’amore è possibile poi dare qualcosa agli altri. Forse la felicità, quella vera e rara da vivete, è un mezzo per dirigere le proprie vite verso un fine superiore…
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Commento di opinioniweb - Roberto Nicolini | 2 giugno 2017 |
Sì, sono d’accordo, ma non dimentico due cose: la prima parte del comandamento e gli insegnamenti dei Santi, come S. Francesco e una schiera di alti noti e sconosciuti.
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Commento di vincenza63 | 2 giugno 2017 |
Oltre al fatto che esiste anche un’umanità non credente da amare senza fare distinzione alcuna. So bene che è difficile, un viaggio che dura per tutta la vita.
Ciao Roberto,
buona Pentecoste!
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Commento di vincenza63 | 2 giugno 2017 |
Se ci impegniamo a fare ad altri, ciò poaverebbe fosse fatto a noi, forse, le persone amerebbero maggiormente la vita….
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Commento di Emozioni | 2 giugno 2017 |
Ne sono convinta.
Si comincia dalle piccole cose, vero?
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Commento di vincenza63 | 2 giugno 2017 |
Si, Vincenza. Vero💪🏻
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Commento di Emozioni | 2 giugno 2017
Bellissime riflessioni. Anche io credo che non dobbiamo sempre aspettarci qualcosa o qualcuno, ma dare noi ciò che possiamo. Attenzione, sottolineo ciò che possiamo perché a volte occorre anche dosare la disponibilità per non essere sommersi da richieste, per non rischiare poi di stare male e di non essere in grado di dedicarsi anche ad altro e ad altri, Ho scritto qualcosa su questo e lo pubblicherò a breve. Proprio ieri parlavo con la mia piccola sui suicidi dei ragazzi, la cronaca ne sta parlando in questi giorni a proposito di quel “gioco”. Dobbiamo passare ai nostri ragazzi che la vita è fatta anche di grandi difficoltà che a volte appaiono insormontabili, ma abbiamo il dovere verso la vita stessa che ci è stata donata e verso chi ci ama, di lottare per essa, è quasi un dovere. Lo trovo un dovere anche nei confronti di chi affronta ogni giorno grandi sofferenze e dobbiamo imparare a dare il giusto peso a tutto, anche ai nostri problemi
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Commento di Menti Vagabonde | 3 giugno 2017 |
Grazie del tuo commento intelligente, obiettivo e vibrante.
Ti stimo,
Vicky
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Commento di vincenza63 | 3 giugno 2017 |
Voglio solo mandarti anche se virtualmente un abbraccio, sento che scrivere questo e idealmente mandarlo a te sia giusto. Ciao Vincenza.
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Commento di rossasciamana | 3 giugno 2017 |
Lo è! Ricambio il tuo abbraccio di cuore.
Ciao “Rossa”.
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Commento di vincenza63 | 3 giugno 2017 |
Ciao Vicky!
Riflessioni profonde…bisogna che partiamo da noi stessi per essere proprio ciò che vorremmo il mondo fosse.
Indossando un bel sorriso, che è sempre elegante.
L’ascolto è fondamentale, secondo me, in questo percorso…
Un bacio grande Vicky!
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Commento di titti onweb | 3 giugno 2017 |
Titti, è un impegno per la vita. E tu di impegno te ne intendi…
Ciao!
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Commento di vincenza63 | 3 giugno 2017 |
Un bellissimo impegno…..
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Commento di titti onweb | 3 giugno 2017
Post bellissimo, complesso, che scava l’anima.
Siamo la società dell’introspezione mascherata da ilarità, siamo la società della globalizazzione mascherata da una profonda solitudine, siamo la società del sorriso mascherata da profonda infelicità.
Se cedessimo un po’ di noi agli altri e cedessimo un po’ del materialismo che abbiamo, avremmo braccia aperte per accoglierci e accogliere.
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Commento di fulvialuna1 | 3 giugno 2017 |
Cominciamo a farlo subito.
Buona serata e buona Pentecoste ❤
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Commento di vincenza63 | 3 giugno 2017 |
A te.
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Commento di fulvialuna1 | 3 giugno 2017
‘ascoltare’… ogni volta ricordarsi l’ascolto dell’altro… già…
Notte e bei sogni, Vicky
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Commento di erospea | 3 giugno 2017 |
Grazie per il commento!
Buona serata… non so il tuo nome 🙂
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Commento di vincenza63 | 4 giugno 2017 |
ciao, Dora 🙂
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Commento di erospea | 5 giugno 2017
Dora! Bello! Spero di non dimenticarlo e non accumulare l’ennesima figuraccia ❤ perdono!
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Commento di vincenza63 | 5 giugno 2017
🙂 ;*
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Commento di erospea | 5 giugno 2017
Mi piacciono le tue riflessioni, m’iscrivo…un abbraccio, Giusy
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Commento di Giusy Lorenzini | 4 giugno 2017 |
Cara Vincenza,nella mia lunga vita,per gli altri ci sono sempre stata,ho dato tanto a tanti di tutto,sempre con affetto..fatica.. sudore…soldi.. comprensione…tempo
Quante persone ho ascoltato,aiutato ad alzare. ..ho perso il conto.
Tante si sono rivolte contro quando non avevo più niente da dare…quando di bisogno ne avevo io per i miei figli.
Il troppo stroppia, l’animo umano a due facce nascoste,quando uno sta bene lo vuole vedere elemosinare un giorno hai suoi piedi per sentirsi sempre superiore a te.
Il male nell’animo umano esiste si tiene a bada finché non viene fuori per prevalere…al di la di ogni cosa che fai,lo sperimentato sulla mia pelle,anche il bene bisogna saperlo dosare per non creare ingordigia è gelosia.
Il male non si sazia mai.
Adesso sono solo stanca e avvilita…troppi pretendono senza mai dare…se non la loro parte peggiore…per prevalere nel momento opportuno
Pochi danno troppo…il più prende prende prende.
Bisogna dare regole forti precise altrimenti il mondo…esplode.
Un abbraccio cara Vincenza♥
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Commento di caterina rotondi | 4 giugno 2017 |
Che bella testimonianza, grazie!
Io ho provato a fare lo stesso, senza falsa umiltà e nel mio piccolo ho avuto e ho la tua stessa esperienza, poi non so perchè mi si ritorce tutto o quasi contro.
Qualcuno ride anche di me…
Nonostante abbia imparato che il male esiste mantengo la speranza in Dio, l’unico punto fermo della mia vita.
Regole forti, hai ragione. Bisogna un minimo preservare la salute, la mia è fin troppo minata… uso quella che ho, non riesco a vivere in un altro modo.
Un abbraccio a te, Caterina ❤
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Commento di vincenza63 | 4 giugno 2017 |
Il troppo dare…viene frainteso da chi non sa amare.♥
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Commento di caterina rotondi | 4 giugno 2017
Sono certa che ci siano sempre troppe parole, belle parole ma pochi fatti, sempre meno aiuti a chi veramente ha bisogno. Si deve essere felici per quello che si ha e non per quello che si vorrebbe avere e non si ha. Quando si ha in più, dobbiamo darlo a chi non ha niente.
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Commento di unaromagnolaincucina | 10 giugno 2017 |
Assolutamente d’accordo.
È dando che si riceve…
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Commento di vincenza63 | 14 giugno 2017 |
La felicità é aiutare, non smettere mai
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Commento di unaromagnolaincucina | 10 giugno 2017 |
Cinzia, sono nata così e, pur con tutti i miei limiti e difetti, voglio crescere e continuare.
Un abbraccio!
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Commento di vincenza63 | 14 giugno 2017 |
UNA SOLA VITA
di Fausto Corsetti
Nelle notti gelide e nelle giornate avare di luce della stagione fredda la natura non fa venir meno il profumo delicato e il colore tenue di alcuni fiori capaci di resistere al gelo. Nemmeno l’inverno più intenso è del tutto privo di piccoli segnali da cui affiora la forza irresistibile della vita.
E persino il passo affrettato di chi tenta di sottrarsi alla morsa del gelo può essere rallentato, catturato da sapori e da odori che ricordano la primordiale vocazione alla vita.
Non vi è stagione, non vi è tempo, non vi è realtà esistenziale che non rechi con sé un richiamo deciso a riaffrontare la sfida della vita. Anche quando tutto sembra azzerato o travolto da eventi in apparenza incontrollabili e devastanti.
E di più… Tale richiamo reca con sé un insopprimibile bisogno e determinazione ad affrontare la sfida non in qualche modo, ma con piena consapevolezza. O l’esistenza è un’attiva consuetudine a riconoscersi e a dare il nome giusto a persone e cose o vita non è.
La qualità di un’esistenza non può essere determinata dalla quantità di eventi vissuti o dal numero di risultati di successo ottenuti, ma dalla capacità di perseguire obiettivi e di interpretare valori, di condividere ideali in modo consapevole e responsabile. Dichiararsi soggiogati da circuiti esistenziali ingovernabili altro non è che ammettere la propria incapacità di coltivare e perseguire idealità capaci di incidere concretamente sul quotidiano. Parole e dichiarazioni d’intenti non bastano.
Forse è troppo difficile da riconoscere: ma se tutto confligge con le aspettative che si vorrebbero perseguire, se tutto ciò che è esterno sembra avere una forza superiore a ciò che è interno, probabilmente il profumo che viene da dentro e il fiore che germoglia nell’intimità non sono ancora sufficientemente radicati.
Forse, con altre parole, non si è ancora in grado di dare un nome a ciò che si prova dentro e a ciò che potrebbe davvero riempire di senso il tempo e la vita.
Solo nella libertà, quella interiore, solo nella verità di sé, è possibile che i pensieri del primo mattino e quelli della notte più profonda trovino parole giuste per diventare nomi, storia, vita. Solo da dentro viene la forza capace di alimentare, motivare e sostenere ogni cammino. Altrimenti, tutto resta fatica e insuccesso.
La vita non ha altro nome che quello che si è in grado di darle. Ciò che nome ancora non ha, assomiglia alla notte, alla non conoscenza, alla non consapevolezza e, perfino, alla non libertà.
Quando non si riesce più a vedere che il sole del primo mattino ha un colore diverso da quello di mezzogiorno, o a cogliere già al crepuscolo la prima falce di luna che si alza a custode dei segreti della notte, forse, vuol dire che si è smarrito il senso delle cose e del loro accadere. Quando non c’è più il tempo per una sosta silenziosa, forse il fare ha avuto il sopravvento sull’essere, l’apparenza sulla sostanza, l’aspettativa sulla libertà. Vivere non è la stessa cosa che sopravvivere.
Per cambiare non basta aspettare che passi il tempo, che scompaia l’inverno, che le difficoltà siano spazzate via dal tempo. Servono desideri quotidiani fedeli, scelti, confermati e attuati attraverso spazi ricercati, coltivati e alimentati da una fedeltà fatta di determinazioni concrete, costanti, coerenti.
Può sembrare assurdo: ma la vita di ogni giorno, che spesso sentiamo fredda, arida, insignificante, diversa dai nostri desideri, può diventare sul serio il luogo privilegiato dove s’impara a star bene con se stessi, con gli altri, con il mondo che ci ospita, dove si può arrivare davvero ad assaporare in pienezza quel profumo capace di rendere più umano lo stesso esistere e di far assaporare quella dimensione interiore che, unica, appaga ogni intimo desiderio.
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Commento di fausto | 12 giugno 2017 |
Grazie per il tuo prezioso contributo.
Io ce la metto tutta. Non è facile, siamo sempre in crescita, Fausto…
A presto!
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Commento di vincenza63 | 14 giugno 2017 |