Mi si scioglie la bocca quando sto per dirti parole Mi si scioglie la bocca e ho paura si fermi anche il cuore Mi si scioglie la bocca mentre scivoli tra le braccia Di qualcuno a cui sorridi a stento Cuore mio non ti sento, cuore mio non ti sento Chiedilo al vento Cosa gli ho detto di te Cosa è venuto a cercare il mio sguardo dentro di te L’ho dato al vento Il mio tormento per te Perché ho temuto che il fuoco potesse ridurmi in cenere, amore Mi si scioglie la bocca Proprio quando ti sono vicino E vorrei raccontarti il dolore, la prontezza rapace Con cui uccide il tuo odore A me piace sentirlo scavare Fino in fondo al mio petto capace Di afferrare e fermarlo, questo cuore che non mi dà pace Chiedilo al vento Cosa gli ho detto di te Cosa è venuto a cercare il mio sguardo dentro di te L’ho dato al vento Il mio tormento per te Perché ho temuto quel fuoco potesse ridurmi in cenere, ooh Chiedilo al vento Cosa gli ho detto di te Cosa è venuto a cercare il mio sguardo dentro di te L’ho dato al vento Il mio tormento per te Perché ho sperato quel fuoco potesse ridurmi in cenere E sono cenere, ooh Che soffia il vento Che soffia il vento Che soffia il vento Sulle tue labbra Sugli occhi Sulle tue gambe Sul tuo corpo nudo che ho immaginato, immaginato Caldo per me
Dedicato a chi sa cosa è amare, lo cerca, lo custodisce ❤
Ciao Filippo, buon 2021 e ben ritrovato! Lascio una mia riflessione e risonanza in un post che troverai tra poco sul mio blog e che avevo dentro me da un po’ e che voglio condividere anche con te. E altri amici che mi leggono e mi vogliono bene.
Ribloggo di vero cuore il tuo post che mi ha dato spunto. A presto! Buona Epifania di Gesù! Vicky
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Ho ascoltato anni fa questo brano e ne sono rimasta ammaliata e toccata, lasciando da parte tutte le implicazioni religiose e filosofiche.
Ancora di più quando ho sentito la versione in arabo. Senza conoscere il significato letterale, ho sentito come un balbettio infantile trasportarmi in alto con il vento dello SpiritoSanto.
Leggerezza, gioia, sorriso, pace: il Paradiso in pochi lunghissimi attimi.
E, infine, la sensazione e la certezza che Qualcuno non mi avrebbe più tolto quella gioia.
L’avevo sperimentata nel 1990, poi successivamente nel 1994 e ancora il giorno del funerale di Lorenzo, l’amore mio, accompagnato alla dimora terrena con canti, sorrisi, lacrime: una marcianuziale.
Dateimportanti.
In quel periodo ho incontrato il movimento ecclesiale e spirituale del “Rinnovamento nelloSpirito“. La preghiera, il canto, la lode, la gioia e la consolazione mi hanno accompagnato e segnato soprattutto il 2 novembre 1995, giorno in cui in seguito a una presunta ischemia midollare cervicale sono diventata tetraplegica. Non ho cioè più il controllo motorio del mio corpo, oltre ad altri importanti danni collaterali.
Hocantato con un filo di voce tutto ciò che ricordavo o anche ciò che usciva in parole apparentemente insensate dalle mie labbra.
Delirio da febbre? Shock? So solo che ho sentito leggerezza e gioia anche in quel letto.
Immobile potevo andare ovunque.
Ignoro moltissimo di teologia, filosofia, meditazione.
Nonostante questo ioso. So perchè in quel volo c’ero. Come il maestro Battiato.
Il brano, giudicato dallo stesso F. Battiato come uno dei punti più alti di un lungo percorso meditativo personale, ci viene proposto in forma di preghiera. Le frasi, volutamente semplici e ispirate dal “Libro Tibetano dei morti”, invocano all’essere supremo e invitano l’ascoltatore al rispetto delle leggi del Mondo, ad utilizzare in pieno il proprio tempo e ad elevarsi spiritualmente verso una dimensione supreriore (la quarta dimensione): il risveglio. La richiesta di essere difeso dalle forze avverse che si nascondono nel buio delle tenebre, nonché la citazione dell’espressione filosofica buddista-tibetana riguardante il cerchio della vita, rivelano l’intuizione dell’esistenza di una vita superiore che va ben oltre a quella terrena: “Perché la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l’ombra della luce.” Buona visione/ascolto.
L’ombra della luce Artista: Franco Battiato Album: Come un cammello in una grondaia Data di…
In questa giornata fatta di sentimenti misti, a cavallo tra malinconia e tristezza, ascolto e assaporo questo brano fatto di colori, sapori, odori, immagini e suoni capaci di appagare ed affamare i sensi prima e sedurre e incantare l’anima poi.
Buon ascolto e profondo piacere, sempre Vicky.
LUNA FORTUNA
Notte calda come tante in mezzo al fiume che canta Aria piena del barlume di un lume fioco in distanza E di lucciole sfuggenti con cui la notte si ammanta
E si ammanta di fantasmi, o di un ricordo lontano Mentre al buio della notte che mi trascina per mano Cerco i segni delle piante che mi circondano piano
Piano, all’ombra della notte, mi sembri fatta di fumo Sento appena il tuo calore ed il tuo strano profumo Con l’odore del tuo corpo e in questo io mi consumo
Ma dal monte all’improvviso spunta la bianca luna E ogni cosa in un istante schiarisce e non è più bruna Questa luna esagerata ci procurerà fortuna
La fortuna di un amante è un fiore d’esile stelo Una favola inquietante, fugace e fragile velo Il respiro di un istante che scomparirà nel cielo
Cielo e luce all’infinito come se fosse di giorno Mondo magico e fiorito che mi risplende d’intorno Io ti sfoglio con le dita e indovino il tuo contorno
Il contorno del tuo corpo ora si è fatto reale È qualcosa bianco e vero, bello da far quasi male E si insinua in un pensiero che all’improvviso mi assale
Contro il cielo trasformato sorride un’altra luna Ma io so qual è la vera, l’altra non è più nessuna Questa nuova luna piena mi procurerà fortuna
Amici miei, rileggo e rivivo stanotte vita ed emozioni di anni fa. Confermo tutto. Con sempre più gioia!
“Sono lunghi i miei piedi. È una delle parti del mio corpo che mi è sempre piaciuta, anche quando ero più in carne, cioè circa 20-25 chili fa. In un test ho scoperto che chi ha i piedi come i miei sembra abbia origini egizie. Per me questi test sono un gioco col quale mi diverto qualche volta.I due alluci sono più lunghi del resto delle dita, dando al resto un aspetto affusolato quando non sono gonfi. Indosso scarpe o stivali a volte numero 40 o 41, secondo i modelli e secondo il fatto che senta toccare il piede contro la punta interna della calzatura.Sento… ecco lì, in agguato, i miei ricordi tradotti in sensazioni, in ipersensibilità, in qualsiasi cosa possa dirsi contatto… incredibilmente piacevole per ogni occasione.
Oggi ve li racconto.
L’erba. È l’emozione del colore verde, del fresco. L’ultima che ho calpestato a piedi nudi è stata in montagna, in una valle bergamasca, l’alta Val Seriana, ero a Gromo in vacanza, agosto 1995. Con noi dei cari amici di allora. Mi è sempre piaciuto il contatto con la terra, con l’erba, perfino con i sassi gelidi del torrente che avevamo ai piedi della collina dove avevamo affittato un appartamento. Uno dei ricordi più belli: tolgo i sandali e prendo in braccio Emanuela che ha paura, voglio passare sull’altra riva del torrente e approfitto di un tratto in cui ci sono sassi lisci e grandi dove poter appoggiare i piedi. I miei piedi… Mi fermo, datemi un attimo… la corrente dei ricordi è talmente potente che mi sta portando via… Dicevo che piano piano siamo arrivate sull’altra sponda e mi sono accorta di essere a piedi nudi. Non è un problema, i fili d’erba come dita sottili di mani nascoste accolgono le mie orme regalandomi freschezza e morbidezza. Ho gli occhi chiusi ora… questo mi basta per essere presente in quel momento come accadesse in quest’istante. Sono sola, malinconia… sono felice di esserci.
Il mare. È il freddo abbraccio del blu. Tre fotogrammi, tre sensazioni diverse, tre vite distinte. Il primo: sono con mio padre in acqua, al mio paese d’origine, Margherita di Savoia in Puglia, è il luogo delle mie radici, della mia infanzia, dei parenti, i primi amori, il mio grande amore… Dicevo che sono con mio padre, insieme cerchiamo vongole e telline, lui mi insegna come scavare coi piedi nella sabbia… un divertimento e una spensieratezza unica, raccogliere i frutti di mare che emergono come figli partoriti dal fondo, agitare i piedi a mia volta per imparare. Mi sembra di ballare il twist! L’acqua diventa tutt’uno con i granelli finissimi e fanno solletico ai miei piedi. Piccoli vortici freddi che regalano tanto, tutto il possibile. Il secondo: sto imparando a nuotare, da sola, come quasi tutte le cose che da bambina come anche da adulta ho fatto. Sto sbattendo i piedi per stare a galla in uno stile tutto mio… I miei piedi… ricordo la loro mobilità, l’acqua che passa dappertutto, la felicità dell’obiettivo raggiunto anche grazie a loro… amici miei! Il terzo: è il più recente, il più sconvolgente. Sono a Rimini insieme a un caro amico, lui magari non immagina nemmeno quanto lo sia… Dopo 18 anni torno dal mio fratello mare, uno degli abbracci più belli ed emozionanti della mia vita. Il mare lo saprà? Lo penetro, mi avvolge, mi copre e mi possiede. Il mio è un ritorno per sempre, lo sappiamo io e lui. Con le sue onde mi fa festa e io rispondo con le mie risate… non ho paura, non più.
I baci.Sono la calda invasione del rosso. Sentire il calore di una bocca sui miei piedi per la prima volta è una cosa estremamente eccitante, non immaginavo così tanto. Ho sempre riso quando sentivo della passione di qualcuno per questo tipo di attenzione, di coccola. Mi devo ricredere… questa sensazione nuova di calore, di umido, di… penetrazione e accoglienza… Bellissimo. Sento di far parte di un tutt’uno con il corpo dell’altro, di aver scoperto una parte del mio corpo che non conoscevo, che non avevo mai conosciuto in tutta la vita da questo punto di vista, come fonte di appagamento, di intimità, di gioia! Non so perché ma un senso di perbenismo, un certo tabù in un primo momento mi impedisce di godere appieno… è come spogliarsi di un ultimo velo, come buttare giù un muro inutile, prendere possesso totalmente del proprio corpo e attraverso di esso del piacere altrui.
Se considerassi i miei piedi solo come mezzo di mobilità sarei davvero tagliata fuori da un mondo che neppure credevo potesse esistere. Invece…il mio corpo, i miei piedi lasciano orme più importanti di prima... lasciano orme dentro, lasciano tracce sulla pelle di un altro che gli dedica attenzione e cura con baci e carezze, regalano a me sensazioni nuove e inaspettate.
Vi invito ad avere pazienza e guardare questo video perchè c’è molto da imparare.
Buona serata! Sempre Vicky!
Un brano che mi regala emozioni. Bravo Ultimo! ❤ ❤ ❤
Ultimo – SogniAppesi (Live in Studio) Testo e musica di Ultimo
Provo a dimenticare, scelte che fanno male,
Abbraccio le mie certezze, provo a darmi da fare,
ma ancora non riesco a capire se il mondo un giorno io potrò amarlo,
se resto chiuso a dormire,
quando dovrei incontrarlo.
Quello che cerco di dire,
da quando scappavo da tutto,
quando ridevano in gruppo
tornavo e scrivevo distrutto;
è che hogridato tanto
in classe non ero presente…
sognavo di vivere in alto,
dimostrare che ero un vincente,
e quando ho incontrato me stesso
mentre correvo di notte,
gli ho urlato di odiarlo contro
e lui ha diviso le rotte.
Ma guarda che strana la sorte
oggi che mi sento bene,
io lo rincontro per strada
gli chiedo di ridere insieme
Dimmi che cosa resta
se vivi senza memoria
perdo la voce,
cerco la pace,
e lascio che la vita viva per me.
Dimmi che cosa senti
se scopri di avere paura
brucio consigli,
alzo il volume, l’ansia nasconde i sorrisi che ho.
Dimmi che cosa vedi
quando pensi al domani
Quali domande?
Quante risposte? “Forse domani” ripeti “forse”.
E vivo coi sogni appesi
girano le pareti,
vivo coi sogni appesi.
Quando ascoltavo la gente parlare
mentre dava lezioni,
non ho saputo imparare
ed ora disegno le delusioni.
È facile avere ambizioni,
un po meno concretizzarle…
ero un bambino diverso,
odiavo chi amava
e aspettavo l’inverno.
Sempre collocato nel gruppo dei perdenti,
in questo percorso
a chi c’ho intorno un sorriso e mille incidenti,
ma mando avanti la ruota ,
lascio che giri da sè,
riesci a capirmi
solo se hai sempre voluto
qualcosa che non c’è.
E adesso tirando le somme
non sto vivendo come volevo,
ma posso essere fiero
di portare avanti quello che credo.
Da quando ero bambino, solo un obiettivo: dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo.
Dimmi che cose resta
se vivi senza memoria
perdo la voce,
cerco la pace,
e lascio che la vita viva per me.
Dimmi che cosa senti
se scopri di avere paura
brucio consigli,
alzo il volume,
l’ansia nasconde i sorrisi che ho.
Dimmi che cosa vedi
quando ripensi al domani
Quali domande? Quante risposte?
“Forse domani” ripeti “forse”.
E vivo coi sogni appesi girano le pareti,
vivo coi sogni appesi.
Io li conosco i domani che non arrivano mai conosco la stanza stretta e la luce che manca da cercare dentro Io li conosco i giorni che passano uguali fatti di sonno e dolore e sonno per dimenticare il dolore Conosco la paura di quei domani lontani che sembra il binocolo non basti Ma questi giorni sono anche quelli per ricordare: le cose belle fatte le fortune vissute i sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci Questi sono i giorni per ricordare per correggere e giocare Si, giocare a immaginare domani Perché il domani, quello col sole vero, arriverà di nuovo e dovremo immaginarlo migliore! Per costruirlo Perché domani non dovremo solo ricostruire ma costruire e costruendo sognare Perché rinascere vuole dire anche costruire insieme, e non uno per uno ma anche uno per l’altra/o Adesso però stiamo a casa pensando a domani E costruire è bellissimo è il gioco…
vi saluto con un po’ di malinconia e un brano MAGNIFICO, che potete dedicare a chi amate.
Ho tanto da raccontare, ma in questo periodo mi mancano le parole e allora… musica bella!
Ciao a tutti, sempre Vicky!
❤
NONSMETTODIASPETTARTI – FabioConcato
Mi manchi non Te lo dico mai e i viaggi sono tanti ma so che tornerai però mi manchi mi manca quanto ridi fino alle lacrime peccato non Ti vedi.
Mi senti lo senti quanto manchi le labbra calde e i fianchi e molto altro ancora che qui non posso dire ma questa notte mi manchi da morire.
Mi manca quella Tua leggerezza per affrontare il mondo e anche la mia tristezza Mi manchi mi mancano i tuoi occhi che sanno accarezzarmi e illuminare i miei.
Mi manchi non puoi sapere quanto sarà che non esisti e allora io Ti invento Ti immagino e Ti canto e così mi pare che ci sei e se non posso amare così tanto e farmi amare io a cosa servirei.
Mi senti non so come cercarti non si a chi domandare non smetto di aspettarti perché mi manchi
18 ottobre 2019: cronaca di una giornata perfetta.
07.00 Mi sveglio al suono della recita del Santo Rosario. Sto bene. Sto ancora meglio al pensiero del sogno nel quale sto fluttuando. Ricordo ancora la morbidezza e il tepore del coniglio che sto tenendo in braccio. Io sono in piedi su un tavolo in una scena che adesso non ricordo più.
07.30 Ora sono del tutto sveglia e mi ricordo che è il 18 ottobre: non vedo mio padre da trentasette anni. Magnifico! Invece di essere triste per la sua assenza sono felice di essermi ricordata di lui e di sentire quanto mi stia ancora accompagnando ogni giorno la mia vita. Papà, ho voglia di scriverti da tanto.
08.30 Uno dei momenti più preziosi della giornata: la Santa Messa. È il cibovero di cui non posso e non voglio fare a meno. È il mio Amico che bussa alla porta. Gli apro e Lui mi dona Parole e santa compagnia. Com’è il suo viso? Non saprei dire. Lo riconosco dal battito del suo cuore. E dal sussulto del mio.
09.30 Qualche istante di relax. Ora mani che non mi appartengono mi lavano, mi profumano con crema alla fresia – uno dei miei fiori preferiti -, una limatina alle unghie di mani e piedi e poi… Scelgo cosa indossare oggi. Armadio spalancato e via! Se non ricordassi che ho una disabilità motoria potrei pensare di trovarmi avvolta dalle coccole di una Spa e quindi da braccia che mi vestono come una principessa! Amo i sogni che rivestono di nuvole il cielo nudo.
11.00 A quest’ora di solito prendo una medicina che fa rilassare i muscoli (miorilassante), in modo da non avere spasmi dolorosi durante la giornata. Grazie a Dio le hanno inventate queste gocce!
11.15 Il pensiero di mio padre mi rimanda a un altro ad esso strettamente collegato: il mio mancato matrimonio. cito questo collegamento solo per il piacere di ricordarmi di Lorenzo in questa giornata particolare. Finalmente l’ombra del mio sollevatore mi ricorda che sarebbe ora di alzarmi e mettermi in carrozzina per iniziare finalmente la mia giornata seduta. A qualcuno fa impressione il mio sollevatore, invece per me e per chi deve spostarmi è un alleato prezioso e quasi invisibile. Quasi, ripeto!
14.30 È venerdì, dopo pranzo mi preparo per uscire. Un’ora dedicata al volontariato presso una casa di riposo di Rozzano. Il pomeriggio alle 15 30 arrivo lì e mi fermo un po’ di tempo a parlare con delle signore anziane ospiti della casa di riposo. Vi devo confidare che mi sento un pochino a casa in quel luogo da quando nel cuore sento nascere una gioia come se andassi a trovare la mia mamma scomparsa ormai da quattro anni e mezzo. Sento una profonda consolazione, e questo non è poco!
16.30 Oggi mi sento proprio come una bambina allegra e svolazzante. Chi mi guarda non lo sa, probabilmente vede solo un sorriso che sfreccia sulle ruote, senza poterne condividere la sorgente. Per oggi va bene così! Mi aspettano altre mete in questa giornata speciale, in cui mi sento assolutamente in compagnia di anime belle. Mi dirigo così verso il tram numero 15 per andare a fare la spesa. “Che ci sarà di speciale e di allegro?”, magari vi chiederete. Vi rispondo con una domanda: quante persone tetraplegiche che usano una carrozzina elettronica vedete salire su un tram per andare a fare la spesa da sole? Questo è il motivo della mia leggerezza.
17.30 Dopo aver ultimato la spesa e predisposta la consegna a domicilio, devo ingranare la quarta con la mia “Ferrari” perché ho un appuntamento molto importante con uno dei gruppi che suonano genere metal e che ho scoperto non più di una decina d’anni fa: Metallica! Infatti oggi dalle 18 presso la multisala dove vado abitualmente proiettano un evento musicale che celebra i vent’anni del loro concerto insieme all’orchestrafilarmonica di SanFrancisco nel 1999.
19.00 Non potevo certo farmi scappare quest’occasione, S&M2 di Metallica 2019! Che meraviglia! Mi sembra di essere un’adolescente emozionata al suo primo concerto! È come ripercorrere un viaggio che avevo già fatto, ma farlo con consapevolezza e conoscenza almeno parziale di ciò che sto vivendo.
Sono venuta qui da sola, insieme a me nella sala un po’ di gente, un po’ meno di quella che mi aspettavo ma poco importa. A me sembra di essere lì, ad applaudire nella mia mente tante e tante volte, con il piccolo rimpianto di non potermi alzare e stendere le mani e le braccia verso il cielo per gridare la mia gioia.
23.00 Piano piano sto tornando verso casa, gustando ancora l’ultimo evento della giornata e poi… ecco arrivare il brano che mi accompagna sino a letto, quello che condivido qui sotto con tutti voi, amici miei. E, naturalmente, con tutti i miei amori.
È stata una giornata perfetta. Un abbraccio, sempre Vicky!
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