Ogni volta

Sono stata fortunata
ora la vita è ancora da vivere
tempo d’altare ed offerta
dono e perdono
eh sì da lasciare
pesi inutili
sorrisi e parole che
accarezzano visi
Una maschera scopre gli occhi
mi sento avvolta da
guizzi di luce
dal letto vicino al mio
qualcuno dice “è bello parlare con te”
non riesco che a dire grazie
nel dolore tutto
diventa essenziale
Ogni volta in questo letto
cambia il cuore
si apre a dare un valore
alto alle persone
quelle che ci sono e
quelle che restano a casa
è l’anno della solitudine ma
grazie a Dio qui non c’è
I ricordi, le presenze e le assenze
mi fanno compagnia
insieme al Santo immolato
che ogni mattina si dona
sa che ne ho bisogno
dono d’amore invisibile e totale
il rosario nella mente
dono di misericordia la memoria
conto i grani con le dita inermi
Ogni volta non so come fare
eppure nel silenzio
nel cuore intrepido accade
nonostante la fatica dei polmoni
d’ossigeno mi carico
Non mi sento importante ma
per Qualcuno lo sono davvero
mi restituisce al mio domani
al mio oggi
a quella che ero, che sono
e che sarò
ogni volta, con la vita che scorre
nelle mie vene quasi inesistenti
Ci sono ancora.
Grazie all’amore che circola
a chi c’è stato
a quelli che ci saranno
e anche un po’ a me
che sono figlia nel Figlio
Sempre Vicky!
Depressione secondo Giaquinto e Ultimo
Amici miei,
so di cosa si parla purtroppo…
Vi invito ad avere pazienza e guardare questo video perchè c’è molto da imparare.
Buona serata! Sempre Vicky!
Un brano che mi regala emozioni. Bravo Ultimo! ❤ ❤ ❤
Ultimo – Sogni Appesi (Live in Studio) Testo e musica di Ultimo
Provo a dimenticare, scelte che fanno male,
Abbraccio le mie certezze, provo a darmi da fare,
ma ancora non riesco a capire se il mondo un giorno io potrò amarlo,
se resto chiuso a dormire,
quando dovrei incontrarlo.
Quello che cerco di dire,
da quando scappavo da tutto,
quando ridevano in gruppo
tornavo e scrivevo distrutto;
è che ho gridato tanto
in classe non ero presente…
sognavo di vivere in alto,
dimostrare che ero un vincente,
e quando ho incontrato me stesso
mentre correvo di notte,
gli ho urlato di odiarlo contro
e lui ha diviso le rotte.
Ma guarda che strana la sorte
oggi che mi sento bene,
io lo rincontro per strada
gli chiedo di ridere insieme
Dimmi che cosa resta
se vivi senza memoria
perdo la voce,
cerco la pace,
e lascio che la vita viva per me.
Dimmi che cosa senti
se scopri di avere paura
brucio consigli,
alzo il volume,
l’ansia nasconde i sorrisi che ho.
Dimmi che cosa vedi
quando pensi al domani
Quali domande?
Quante risposte? “Forse domani” ripeti “forse”.
E vivo coi sogni appesi
girano le pareti,
vivo coi sogni appesi.
Quando ascoltavo la gente parlare
mentre dava lezioni,
non ho saputo imparare
ed ora disegno le delusioni.
È facile avere ambizioni,
un po meno concretizzarle…
ero un bambino diverso,
odiavo chi amava
e aspettavo l’inverno.
Sempre collocato nel gruppo dei perdenti,
in questo percorso
a chi c’ho intorno un sorriso e mille incidenti,
ma mando avanti la ruota ,
lascio che giri da sè,
riesci a capirmi
solo se hai sempre voluto
qualcosa che non c’è.
E adesso tirando le somme
non sto vivendo come volevo,
ma posso essere fiero
di portare avanti quello che credo.
Da quando ero bambino, solo un obiettivo:
dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo.
Dimmi che cose resta
se vivi senza memoria
perdo la voce,
cerco la pace,
e lascio che la vita viva per me.
Dimmi che cosa senti
se scopri di avere paura
brucio consigli,
alzo il volume,
l’ansia nasconde i sorrisi che ho.
Dimmi che cosa vedi
quando ripensi al domani
Quali domande? Quante risposte?
“Forse domani” ripeti “forse”.
E vivo coi sogni appesi girano le pareti,
vivo coi sogni appesi.
Fragilità
Amici miei,
non voglio aggiungere altro.
Dina, ti abbraccio in Spirito e Verità.
Sempre Vicky! ❤
La mia corazza inizia ad avere ammaccature profonde.
Sì.
Proprio davanti al torace.
Sono fragile. Ogni giorno mi sento sempre più vulnerabile.
Il tempo mi fa affezionare ai miei pazienti. È inevitabile.
Ma lavorare accanto a chi soffre, a chi fatìca a prender fiato, a chi è demoralizzato per non aver accanto i propri famigliari, sta sfogliando e scolora lentamente, come fa l’autunno con le foglie, gli strati della mia armatura.
E così, assisto al messaggio vocale, che un mio paziente, m’invita a riascoltare, con la sua nipotina.
“ Nonnino, quando torni a casa? Mi mancano tanto i tuoi abbracci . Qui, a casa, mamma e papà non mi sanno abbracciare come sai fare tu!”.
Io ci provo. Non voglio piangere.
Ma poi Aldo si commuove. Il suo vicino di letto, pure.
Ed io, mi sciolgo.
Devo cambiare la flebo, ma si appanna tutta la visiera.
Respiro a fatica. Sudo.
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