Amore e basta
Ho appena finito di godermi questo bellissimo film di Gabriele Salvatores.
Ho iniziato a guardarlo perchè interpretato da Claudio Santamaria.
Come il figlio del protagonista anche io sono una figlia speciale, immensamente amata specialmente e consapevolmente da adulta.
L’ho capito quando sono diventata mamma. E poi recentemente come nonna di Benedetta.
Ho imparato dalla vita che per amare occorre sentirsi amati. E non dimenticarlo.
Un abbraccio e un sorriso, sempre Vicky!
Senza confini
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Landa desolata
Prateria immensa
Mente ottusa
Anima aperta
Cuore gelido
Pelle calda
Tutto un alito
Solo vento
Buio suadente
Luce assordante
Dolore nostro
Gioia comune
Toccami
Un pensiero a chi amo. Un bacio a chi mi manca. Un abbraccio a tutti.
Sempre Vicky!
Le mie prime parole
Dopo quasi 23 anni stasera ho ricominciato a scrivere. Piango mentre lo faccio.
E anche ora al buio su questa tastiera.
Amo la solitudine dei miracoli della vita invisibile.
Leggo la meraviglia che è appena accaduta e vivo un primo momento di estasi interiore assoluta da sola. In silenzio.
Poi…poi devo dirlo a qualcuno! Scoppio! Chiamo mia figlia e le dico emozionata che ho una bella notizia da darle. “Brava mamma, non mollare!” è la sua felice reazione.
Avrei voluto vederla, la mia piccola…
Amore mio, lo sai che io volo… Dio mio, dammi la forza di continuare a usare il poco ed enorme dono che ho scoperto per continuare a sognare…
Mi vedo piccola tra piccoli che imparano a copiare le mie orribili eppur meravigliose stanghette.
Un gran sorriso arriva dal cuore… Riesci a vederlo? Arriva a te che mi stai leggendo ora?
Due giganti mi fanno compagnia stanotte. Dedico questi brani alle persone che mi amano, mi sostengono, si emozionano con me: mia figlia Maria Emanuela, mia mamma – che non c’è più solo fisicamente al mio fianco – e mio marito Lorenzo – che continua a volermi bene anche dalla Vita vera.
Mamma, mi vedi? Ti sento dirmi piena di meraviglia il tuo “Pensa te!” al quale segue tanta commozione. Reggimi la mano, mamma, ancora!
Un abbraccio a tutti! Se questo foglio bianco fosse di carta sarebbe rigato dalle mie lacrime di GIOIA.
Sempre con piccoli grandi sogni, sempre Vicky!
La sua e la mia India
Niente avviene per caso.
Stasera guardando questo film ho ricordato tanti racconti, suggestioni, vibrazioni, esperienze e sogni… come anche incubi che hanno cambiato la vita di Lorenzo e quindi di conseguenza anche la mia. Da sempre e per sempre.
Ne traccerò alcune pennellate, pochi fotogrammi, emozioni da condividere, cose da leggere tra le mie righe.
Il giorno che ho conosciuto Lorenzo ho sentito subito che saremmo stati importanti l’uno per l’altra e nulla sarebbe stato più lo stesso. Io tornata da poco da Francoforte, lui con l’aria da eterno esploratore, un ragazzo in ricerca.
Entrambi abbiamo trovato ciò che stavamo cercando: amore e felicità, per noi e per tutti coloro che ci stavano intorno.
Il sitar, il suo viaggio in India nel 1976 – cinque anni prima del nostro incontro -, quel senso di vuoto immenso non appena ci separavamo per vivere altro che non era importante: scuola, lavoro, famiglia. Amandolo ho capito cosa significava “abbandonare tutto” senza sensi di colpa, con estrema gioia.
In India aveva imparato insegnandomelo che si è felici con poco o nulla, che i bimbi e i vecchi, entrambi senza denti, sorridono.
Aveva visto colori che solo i suoi occhi potevano farmi vedere.
Mi raccontava di povertà, malattia e morte senza tristezza.
La musica che ha suonato per me mi ha mostrato il paradiso e non solo quello.
Tra di noi come un’ombra che ci faceva sentire nostalgia di una vita precedente passata insieme e tristezza per quella fin troppo breve che ci aspettava.
Attimi lunghissimi di tenerezza, passione, spiritualità profonda e un tutto silenzioso ci insegnavano l’amore.
Chi ci ha incontrati diceva che emanavamo luce di eternità e pensieri cosmici.
Così abbiamo conosciuto Dio.
Quello indiano, quello cristiano, quello dell’eterno viaggio dell’amore.
Con immensa gratitudine, sempre Vicky!
La mia “donna”
(quello a destra era il mio tavolo da cucina, che aveva anima)
La mia donna è un uomo. Sensuale. Unica. Sa raggiungere pieghe mie misteriose, oscuramente vibranti. Lei sa dire “Ti amo” come nessuna. Il tavolo lo sa. C’era.
Leggendo e bevendo le parole che emergono da lei mi sento il suo vero e unico uomo. Desiderato, corteggiato, posseduto, delicatamente invaso di lei.
Lei e io. Non c’è più condizionale. Solo il presente. Bello. Completo. Innocente. Pulito.
Vorrei
Vorrei esser donna per te,
e tu che fossi l’uomo.
Vorrei esser fragile,
per sentirmi sicura tra quella braccia calde.
Vorrei avere te nell’intimo
per esser soddisfatta
della tua dolce forza.
Vorrei vestirmi di trine e pizzi colorati,
per eccitare il desiderio
più impudente.
Vorrei questo, e tanto altro…
Vorrei i sogni e le paure,
e le parole che mentre sono nuda
solo tu sai dire.
P.A. 2016
Nulla da aggiungere.
Grazie, “Paola”, mia.
Sempre tua, Vicky.
1 Aprile non è un pesce
(Google)
Quest’anno è stata una giornata internazionale, intercontinentale per me. Vorrei che se ne ripetessero di più nella mia vita. Incontrare nel giro di poche ore contemporaneamente persone di tre continenti non è cosa da tutti giorni! Ora vi racconto cos’è successo nel giorno in cui tutto il mondo celebra la festa dell’idiozia. Il 1 aprile per molti è un giorno di leggerezza, per me passa inosservato, un giorno come un altro se non fosse per...
Ho conosciuto Hassan solo otto giorni fa. Sono tornata al mercato, proprio quello dove tempo fa mi hanno rubato i soldi dalla tasca del giubbotto. Sono una che non molla facilmente e non si fa intimorire, anche ora che sono sola e senza difese e vado in giro per Milano e non solo a qualsiasi ora, tranne che di notte solo perché non saprei come tornare a casa. Lui lavora nei mercati pur essendo laureato in urbanistica nel suo paese di origine, il Marocco. Un ragazzo gentile, premuroso, Hassan. Mette la mia spesa appesa dietro la mia carrozzina, non so quanti sacchetti siano, ce li facciamo stare. Sto per salutarlo, mi chiede: “Adesso vai a casa da sola con tutta quella roba? Vuoi che te la porti io?” – ci sono abituata e per me è un certo vanto cavarmela da sola in qualcosa. Dopo una breve conversazione ci scambiamo i numeri di cellulare, in caso avessi bisogno di qualcosa mi dice lui, di qualsiasi cosa. Nei giorni successivi ci risentiamo e decidiamo di vederci proprio il 1 aprile per bere qualcosa insieme, per parlare un po’.
Il bar di Luca, nei pressi della metropolitana in zona sud di Milano, è per me un punto di riferimento. È lì che do appuntamento a qualcuno che voglio incontrare per la prima volta o quasi, mi sento a mio agio, Luca e le ragazze del bar sono gentili, se ho bisogno di aiuto non si fanno pregare e non posso dimenticare un giorno in cui avevo voglia di un caffè e sono entrata da lui senza soldi. Il caffè l’ho bevuto lo stesso, offerto da lui. Sinceramente non so se questo sia il suo vero nome… Luca viene dalla Cina, come anche le ragazze che sono nel bar. Non ho pregiudizi di nessun tipo né verso di lui né verso Hassan. Per me, che mi ritengo “diversa”, quella strana sono io… nel senso di straniera. Sentirsi così non è un fattore geografico o etnico, è qualcosa che è dentro. Abito nella terra di Nessuno, quella dove nessuno si ferma, quella che attraversi giusto per un tratto di strada per poi proseguire. Vicky strip.
Andrea si siede quasi subito al tavolo con Hassan e me. Lui lo invita a bere qualcosa con noi. Più tardi mi dirà sottovoce che pensava che io lo conoscessi già… Ci vuole poco a capire che Andrea è altrove, aiutato da un pieno di alcol. Inizia a raccontarci la sua storia dopo una breve presentazione tra di noi. Mi dà una carezza, più di una durante la nostra conversazione a tre. È italiano Andrea, con una relazione alle spalle con una ragazza ucraina e chissà quanta altra vita da raccontare a qualcuno che non si è mai fermato ad ascoltare… Oggi è il giorno giusto, il suo, il nostro momento, quello dell’ascolto reciproco anche in mezzo alle nebbie dell’alcol. Ci fa vedere le foto dei suoi figli uno dei quali è disabile. A tratti piange, non mi sento in imbarazzo come mi è successo altre volte davanti a qualcuno che si lascia andare. Forse ho perso per strada tutta l’arroganza che avevo, ho smarrito la strada vecchia per imboccarne una nuova ormai anni fa. Mi piace. Vicky strip.
Io, Andrea e Hassan salutiamo Luca. Ci salutiamo anche tra di noi. Devo correre a prendere il mio pullman, sono le nove di sera. Il bar sta chiudendo, per oggi è finita. Torno a casa con dentro un calore. Mi succede sempre quando tocco l’umanità vera.
Sempre Vicky!
Nemo non è solo un pesce
(Google)
Il mio nome è anche Nemo. Sono una, sono nessuno. Per questo anche tu puoi ritrovarti, con sensibilità e solidarietà, in questo personaggio. Uso con piacere come apripista le parole di Luigi Tenco, dai più etichettato come oscuro e solitario, che però sognava un mondo fatto di amici. Mi permetto di proseguire citando il testo di un mio sms mandato ieri durante la visione poi interrotta di ‘Finding Nemo – Alla ricerca di Nemo’:
“Oggi mi sono guardata allo specchio. Ho visto Nemo. In gabbia e senza pinne. Oggi molti hanno nuotato. Senza pensare. Magari senza gioia. Venderei tutto per una pinna, anche atrofica”.
Nemo, circondato da amici che lo amano e lo incoraggiano, totalmente o quasi non consapevoli dei supposti e temuti limiti di movimento e autonomia, guadagna la sua libertà che ‘contamina’ a sua volta il papà e chi, bloccato dalla paura, non osa – come gli ospiti dell’acquario. Sognano perennemente una vita oltre il vetro, finchè non trovano una guida nel piccolo pesce pagliaccio.
Il vetro non esiste più, lo specchio mi trasforma. Bravo Nemo, viva Vicky!
Amore… sarà vero?
Quella sopra… potrei essere io, oppure tu che leggi.
Siamo donne, abbiamo in comune il desiderio di dare e ricevere piacere, amore, amicizia.
Perchè allora tu, quello che dice ‘ti voglio bene’ non fai un fottutissimo salto di qualità e mi dici con sincerità chi sono per te?
Non aspetterò, non a lungo stanne certo o certa, di essere la tua seconda scelta.
Io so chi perdo se finisce… tu sei certo o certa di saperlo?
Ho voglia di fare l’amore e il soggetto/oggetto sei tu.
Fino a quando?
Il deserto prosegue l’opera di erosione.
Dammi da bere.
Sempre Vicky.
Io non sono un clone.
Ho sempre detto e messo in pratica che le situazioni si vivono, si affrontano, si prendono decisioni.
Anche oggi è così.
Mi ritrovo, come 30 anni fa, a subire l’umiliazione di essere giudicata, umiliata e dover agire di conseguenza.
Dirò addio alla mia ‘vecchia’ vita, alla mia ‘vecchia’ casa e soprattutto di nuovo alla ‘vecchia’ Vicky per reinventarmi tutto.
Il mio passato di morte non mi appartiene più,
chi non mi ama così come sono non è degno di me
e nonostante io soffra nel prendere questa decisione… è pregato di uscire dalla mia vita.
Non dal mio cuore… purtroppo.
Io… non mi vergogno di me stessa, del mio desiderio di esserci per qualcuno,
del coraggio di trovare la forza ogni giorno di difendere il mio pensiero alla luce del sole.
Non mi nasconderò.
Io… ho diritto di cercare amicizia, amore, contatto.
Io… non sono un corpo da accudire, ma una persona completa.
Io… semplicemente vivo!
A te, che dici di volermi bene e in realtà sei ai margini della mia vita
e non vuoi conoscere la mia anima solo perchè non è il clone della tua…
con tutto il mio cuore ferito grido muta: ADDIO.
Senza rancore. Sempre Vicky.
Something beautiful 6/Il profumo.
Ti ricordo. Il profumo della pelle.
Così come è vivo il suono della voce. Fresco il sapore delle labbra. Caldo il tocco delle mani. Dolce lo sguardo che si posa.
Tutto questo sei tu.
Ti sento.
Non hai bisogno di indossare essenze. Mi basta la tua.
Se solo chiudo gli occhi… eccoti, ci sei.
Come un incantatore mi attiri… un passo indietro con la memoria e uno avanti col desiderio.
Mi manchi.
Ti sento.
Attraverso le tue mani che si prendono cura di me.
La crema che stendi sul mio corpo diventa una con il profumo e il calore delle mani.
Essenza nuova, per gli altri formula sconosciuta.
Se solo sapessero sentire nell’aria… Non sarebbe più una cosa da fare, ma un piacere da scambiarsi.
Ti sento.
Ancora il cuoio che stai tagliando per me diventa vivo tra le tue mani per costruire una cosa nuova,
che solo la fantasia dell’amore utile e pratico sa inventare, per regalare una libertà in più…
Tutte le volte che uso quell’oggetto per gli altri strano per aiutarmi a mangiare… ci sei tu.
Se solo sapessero quanto conta questo profumo, più dell’odore del cibo… vorrebbero imparare la felicità che procura.
Ti sento.
Sei il tuo corpo con il mio, profumo unico e irripetibile.
Tutte le volte in cui sono l’unica donna al mondo diversamente bella, assolutamente desiderabile, dal profumo unico…
Ci sei.
A tutti quelli che non smettono di sperimentare. E vivere. Sempre Vicky.