Io personale, io (a)sociale.
Questo il titolo della rubrica su http://www.le-cercle.it/argomenti.php in cui scriverò per un paio di volte al mese. Si tratta di un caffè letterario online col quale mi è stato chiesto di collaborare. Un’esperienza nuova, un luogo nuovo dove far circolare idee, parole, memorie.
Di seguito riporto il primo pezzo che ho pubblicato, sperando che possiate conoscermi e riconoscermi in quanto scrivo.
Io personale, io (a)sociale.
Come suggerisce il titolo, non posso che partire dal mio Io, il più personale che conosca, o mi illuda di conoscere, da oltre quarantasei anni. Un lungo viaggio per approdare all’oggi sociale, che voglio condividere insieme a chi mi vorrà leggere, non in quanto insieme di parole, ma come successione di immagini che emergono lasciando che le righe si trasformino in emozioni.
Ho pensato molte volte dopo un grave problema di salute, del quale col tempo ho imparato a infischiarmene nella vita di ogni giorno, che le persone si allontanassero da me non trovando le parole ‘giuste’ da dirmi. In effetti ho ancora l’immagine di M.L. che mi evita accuratamente per mesi, finchè intercettata a messa dalla sottoscritta ammette di non sapere cosa dire. Io neppure… se non un ‘Ti voglio ancora bene, per me non è cambiato niente’. Non la vedo ormai da anni.
Il dolore e la malattia ci separano, ci derubano della comunicazione, ci riducono a numeri, magari ad icone di un’idea distorta che il nostro prossimo si crea di noi.
Di me in particolare la mia comunità, sia la mia più vicina che è la famiglia, sia quella più allargata, cioè quella civile e religiosa, non ha problemi ad accettare il cambiamento fisico e funzionale – sono una persona con disabilità motoria dal 1995 – anzi… Piuttosto mi sono sentita spesso un certo fastidio che mi passava da parte a parte in quelle ormai innumerevoli occasioni in cui ho mostrato di voler continuare una vita sia privata che sociale non etichettata e legata ad una categoria. Mi spiego. Io non sono il mio corpo, o almeno non solo. Non ho voluto intenzionalmente chiudermi nella mia disabilità. Ho archiviato le vecchie amicizie e ho accettato da Dio e dalla vita quelle nuove che sono arrivate. Ho perso il padre di mia figlia, del quale sono vedova, e ho successivamente incontrato un nuovo amore.
Sono una donna fortunata. Le persone veramente amiche mi hanno vista cambiare, morire e poi rinascere e hanno prima pianto per poi rallegrarsi con me.
A tutte queste persone, prima tra tutte a quella splendida donna che è mia figlia, un semplice abbraccio per dire quello che le parole non comunicano.
Lascerò che parli per me una persona che nella sua breve vita ha osato molto:
Antoine de Saint-Exupery
Un caro saluto, un brano a me molto vicino, sempre Vicky.