Vincenza63's Blog

Conoscersi e parlarsi è un dono

La mia “donna”

HPIM0860.JPG(quello a destra era il mio tavolo da cucina, che aveva anima)

La mia donna è un uomo. Sensuale. Unica. Sa raggiungere pieghe mie misteriose, oscuramente vibranti. Lei sa dire “Ti amo” come nessuna. Il tavolo lo sa. C’era.

Leggendo e bevendo le parole che emergono da lei mi sento il suo vero e unico uomo. Desiderato, corteggiato, posseduto, delicatamente invaso di lei.

Lei e io. Non c’è più condizionale. Solo il presente. Bello. Completo. Innocente. Pulito.

Vorrei

Vorrei esser donna per te,
e tu che fossi l’uomo.
Vorrei esser fragile,
per sentirmi sicura tra quella braccia calde.

Vorrei avere te nell’intimo
per esser soddisfatta
della tua dolce forza.

Vorrei vestirmi di trine e pizzi colorati,
per eccitare il desiderio
più impudente.

Vorrei questo, e tanto altro…
Vorrei i sogni e le paure,
e le parole che mentre sono nuda
solo tu sai dire.

P.A. 2016

Nulla da aggiungere.

Grazie, “Paola”, mia.

Sempre tua, Vicky.

24 novembre 2016 Posted by | Anima, Corpo, Dialogo, Esperienze, Persone | , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Grazie, Frankie!

Ed eccomi di ritorno! Ben ritrovati, amici miei!

In ottima compagnia. Ritmo carnale, testo che mi raggiunge e scava. Consiglio…

Sempre Vicky!

 

18 agosto 2016 Posted by | Anima, Idee, Mondo, Musica, Persone | , , , , , , , , | 2 commenti

Un giorno normale

Ho cominciato ad ascoltarla da un’ora e non riesco a smettere, il testo non solo è audacemente vero ma anche così… quotidiano, tanto da poterlo toccare. E restarne toccati.

Ho sostato pensando… E se fosse amore quello che vivo senza chiamarlo con un nome omologato?

Grazie, Niccolò.

 

 

Una mano sugli occhi – Niccolò Fabi

E non pensare che poi tutto capiti a noi,
è solo un piatto di spine.
Ma tu sai cos’è, tu sai come avvicinarsi al confine.
Sarà più facile in due rimanere svegli,
cosa ti aspetti dal sole?
Tu non parli mai, ma ciò che vuoi è solo un giorno normale.
Tu insegni il silenzio, in tutte le lingue del mondo, io scrivo d’amore, ma poi mi nascondo.
Mi hai visto correre nella pioggia,
inseguire un giornale in spiaggia, una ricongiunzione, la mia assoluzione.

E’ questo che sei per me, uhh.
questo sei per me, uhh, uhh.
Quello che tu sei per me,
quello che tu sei per me.

Mi hai visto grasso toccare il fondo, hai visto tutte quelle cose di cui io mi vergogno.
Hai fatto finta di non vedere quando tradivo, giocavo e imbrogliavo.
Ma io so perché, sì so perché.
Ancora adesso stringiamo i pugni e non ce ne andiamo da qui.
Conosci tutti quelli che amo, la loro vita e la mia, alcuni li hai visti arrivare, altri andarsene via.
Non è più baci sotto il portone, non è più l’estasi del primo giorno, è una mano sugli occhi prima del sonno.

E’ questo che sei per me,
questo sei per me,
quello che tu sei per me,
quello che tu sei per me,
questo sei per me.

 

Che meraviglia… non riesco ad aggiungere altro, con un groppo alla gola penso al buio prima dell’ultimo “sonno”. Sarà tua la mano sugli occhi che mi dischiuderà un nuovo incontro con chi amo?

Dolce, romantica, realista Vicky.

23 Maggio 2016 Posted by | Anima, Dialogo, Esperienze, Musica, Persone, Sentimenti | , , , , , , , , , | 7 commenti

Vi voglio bene, I love you

Dedicato a tutti i visitatori

 

 

Con affetto, sempre Vicky.

18 febbraio 2016 Posted by | Anima, Mondo, Persone, Sentimenti | , , , , , , , , | 13 commenti

I numeri, la vita.

Chi dice che domani è un altro giorno… non ha guardato abbastanza in profondità dentro di sè oppure ha voluto cancellare tutte le tracce che riconducono alla coscienza e ai segreti consapevoli del cuore.

Io credo nel valore del tempo. Io sono il mio tempo. Il mio tempo mi identifica e mi trapassa da parte a parte. Il mio tempo, senza numeri, non sarebbe mio. Il mio tempo, con i riferimenti, resta un ‘qui e ora’ ma diventa anche il mio passato e il mio futuro.

Anche il tuo, se vuoi condividere. Ti parlerò di alcuni dei ‘miei’ numeri e di quanto siano vivi e parlino, a me e a te che leggi.

Uno. E’ il numero primo per eccellenza, è il Dio in cui credo, è il mio io, il giorno del mio compleanno, il numero dei miei figli, l’opportunità e la bellezza di sentirti ‘dentro’, uno con me appunto.
Due. Siamo io e te. Donna e uomo, madre e figlia, amica e amico… tutto quanto è relazione. Siamo in contatto. E’ il mio secondo compleanno, la mia seconda vita iniziata con questo corpo nuovo. Il due novembre è una data da non dimenticare.
Diciannove. Gli anni che avevo quando ho perso l’uomo più importante della mia vita. Gli anni che aveva mia figlia quando ha perso il più importante della sua. Brutte coincidenze…che ci accomunano. A diciannove anni mi sono sposata. Lo rifarei.
Da ultimo… mi viene in mente un altro numero che, tutt’altro che freddo, mi da’ altri brividi.
Cinquantotto. L’età del mio papà… era troppo giovane per lasciarci, vero? E’ anche l’anno di nascita di due uomini che lasciano il segno nel mio cuore e nella mia mente. Uno è il mio passato, l’altro il mio presente. Entrambi Amore, con la maiuscola.

La mia breve conversazione con te la voglio terminare col numero che più mi rappresenta, quello che apparentemente non conta ma…

Zero. Il numero che sembra contare nulla e invece… E’ il principio e la fine, ellittico come l’evoluzione del pianeta Vicky, che conosce punti oscuri e misteriosi e insieme zone e tempi sfavillanti di luce propria. E’ zero il punto da cui riparto, anche ora. Un numero, non scordarlo, fondamentale. ‘Perchè’ – ti domandi… Ho trovato questo dentro di me da dirti. Vedi, da solo conterebbe nulla… ma se sta accanto al numero uno che sei stato, sei e sarai tu, si moltiplica. Diventa dieci, cento, mille… e così via!

Ecco perchè ti sussurro all’orecchio… quando qualcuno ti dice: ‘Non conti nulla’, tu digli ‘Io conto zero’.

Dedicato a chi oggi ricomincia. Sempre Vicky!

Pubblicato su http://www.le-cercle.it/argomenti.php il 5 maggio 2011

4 Maggio 2011 Posted by | Anima, Esperienze, Persone | , , | 4 commenti

La legge… questa sconosciuta!

Da: http://voglioscendere.ilcannocchiale.it

“8 marzo 2010, in Signori della corte 

6 marzo : pubblicato il decreto-legge “salva liste”. E’stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto legge “elettorale” del 5 marzo 2010 n. 29 “Interpretazione autentica di disposizioni del procedimento elettorale e relativa disciplina di attuazione”, che entra in vigore immediatamente, il 6 marzo 2010: IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; Vista la legge 17 febbraio 1968, n. 108; Ritenuta la straordinaria necessita’ e urgenza di consentire il corretto svolgimento delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi delle Regioni a statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo 2010 tramite interpretazione autentica degli articoli 9 e 10 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, e dell’articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, assicurando il favor electionis secondo i principi di cui agli articoli 1 e 48 della Costituzione; Ritenuto che tale interpretazione autentica e’ finalizzata a favorire la piu’ ampia corrispondenza delle norme alla volonta’ del cittadino elettore, per rendere effettivo l’esercizio del diritto politico di elettorato attivo e passivo, nel rispetto costituzionalmente dovuto per il favore nei confronti della espressione della volonta’ popolare; Ravvisata l’esigenza di assicurare l’esercizio dei diritti di elettorato attivo e passivo costituzionalmente tutelati a garanzia dei fondamentali valori di coesione sociale, presupposto di un sereno e pieno svolgimento delle competizioni elettorali; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 5 marzo 2010; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’interno; Emana il seguente decreto-legge:

Art. 1 Interpretazione autentica degli articoli 9 e 10 della legge 17 febbraio 1968, n. 108 1. Il primo comma dell’articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n.108, si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di presentazione delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale. La presenza entro il termine di legge nei locali del Tribunale dei delegati puo’ essere provata con ogni mezzo idoneo. 2. Il terzo comma dell’articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n.108, si interpreta nel senso che le firme si considerano valide anche se l’autenticazione non risulti corredata da tutti gli elementi richiesti dall’articolo 21, comma 2, ultima parte, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, purche’ tali dati siano comunque desumibili in modo univoco da altri elementi presenti nella documentazione prodotta. In particolare, la regolarita’ della autenticazione delle firme non e’ comunque inficiata dalla presenza di una irregolarita’ meramente formale quale la mancanza o la non leggibilita’ del timbro della autorita’ autenticante, dell’indicazione del luogo di autenticazione, nonche’ dell’indicazione della qualificazione dell’autorita’ autenticante, purche’ autorizzata. 3. Il quinto comma dell’articolo 10 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, si interpreta nel senso che le decisioni di ammissione di liste di candidati o di singoli candidati da parte dell’Ufficio centrale regionale sono definitive, non revocabili o modificabili dallo stesso Ufficio. Contro le decisioni di ammissione puo’ essere proposto esclusivamente ricorso al Giudice amministrativo soltanto da chi vi abbia interesse. Contro le decisioni di eliminazione di liste di candidati oppure di singoli candidati e’ ammesso ricorso all’Ufficio centrale regionale, che puo’ essere presentato, entro ventiquattro ore dalla comunicazione, soltanto dai delegati della lista alla quale la decisione si riferisce. Avverso la decisione dell’Ufficio centrale regionale e’ ammesso immediatamente ricorso al Giudice amministrativo. 4. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle operazioni e ad ogni altra attivita’ relative alle elezioni regionali, in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto. Per le medesime elezioni regionali i delegati che si siano trovati nelle condizioni di cui al comma 1 possono effettuare la presentazione delle liste dalle ore otto alle ore venti del primo giorno non festivo successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto.

Leggi il decreto sulla Gazzetta Ufficiale

Il decreto deve ora essere convertito in legge dal Parlamento, nei termini previsti.

La legge n. 400/1988 (art. 15) escluderebbe, peraltro, la possibilità di legiferare con decreto legge in materia elettorale.”

Lo so, tutto questo può essere noioso, ma dobbiamo provarci, fare uno sforzo ed informarci. E’ un diritto/dovere. Non sono avvocato nè giudice, ma dire ‘LEGGE’ e dire ‘INTERPRETAZIONE AUTENTICA DELLA LEGGE’ non è la stessa cosa…

Chi attesta l’autenticità dell’interpretazione della legge?

Un saluto sempre in musica, sempre Vicky.

11 marzo 2010 Posted by | Idee, News | , | 8 commenti

Il cittadino basigliese medio sarebbe…

   … ignorante e insensibile, oltre che poco attento agli eventi nazionali.Non c’è speranza e verso che il nostro primo cittadino provi a correggersi quando si rivolge alla popolazione di Basiglio (Mi), tra i quali … oooooopppppssss …. si trovano anche i suoi sostenitori nonchè elettori!

Questo quanto secondo Repubblica.it avrebbe dichiarato il sindaco del mio comune riguardo l’affissione su spazi istituzionali di manifesti ‘targati’ PdL:

“L’immagine di Silvio Berlusconi sanguinante, appena colpito al volto da Massimo Tartaglia, è finita per la prima volta su un manifesto politico. L’iniziativa è del sindaco del Pdl di Basiglio, paese del Milanese edificato dal premier negli anni Settanta, che l’indomani dell’aggressione del 13 dicembre ha mandato in stampa un centinaio di poster con la foto del presidente del consiglio ferito e la scritta: “E’ questo il Paese che vogliamo? Una società che non rispetta le istituzioni è destinata a morire”.(1)

Il simbolo del Pdl di Basiglio è ben visibile sulle affissioni, fotografate e pubblicate su diversi blog. Per il sindaco Marco Cirillo non si tratta di un manifesto elettorale, comunque, bensì di “un doveroso messaggio alla cittadinanza per dire che certe cose sono sbagliate. Per questo, anche se alcuni di sinistra non erano d’accordo, abbiamo usato anche gli spazi riservati alla comunicazione istituzionale (1). Attentare al presidente del consiglio significa avere spregio per la nostra democrazia”.

Un centinaio i manifesti affissi per le strade di uno dei comuni più ricchi d’Italia. Dopo oltre due settimane alcuni manifesti sono ancora al loro posto, molte copie state rovinate dalla neve “e diverse – rimarca Cirillo – abbiamo dovuto sostituirle perché erano state strappate”. “Abbiamo informato il presidente Berlusconi dell’iniziativa attraverso la sua segreteria – racconta Cirillo – ma non abbiamo avuto riscontri”.

5 gennaio 2010

http://milano.repubblica.it/dettaglio/Basiglio-ecco-il-manifesto-col-premier-sanguinante/1821221

(1) Il PdL, per dovere di informazione verso chi legge, è uno dei partiti che ci governano facente parte della lista ‘Cittadini Solidali per Basiglio’ insieme alla Lega Nord, che non ha ‘firmato’ il manifesto.

…come sopra citato…

Concludendo, due impressioni.

La prima come abitante di Basiglio: come si permette di volermi insegnare un senso civico e umanitario comune a qualsiasi persona, di qualunque credo o orientamento ideologico? Lo scopo didattico della sua PERSONALE ESTERNAZIONE non può che offendere l’intelligenza mia, cioè quella del basigliese medio. Chiedo le sue scuse. Minimo. Alla cittadinanza intera.

La seconda come cittadina di Basiglio: mi permetta di dissentire sulla liceità dell’utilizzo di spazi istituzionali. Il PdL è un partito politico, non un’istituzione, facente parte di una coalizione.  Non ha neanche pensato a rappresentare la lista che l’ha eletta: che dice la Lega Nord al proposito? E il PdL stesso… bah!

Detto questo mi chiedo dove siano gli elettori di Basiglio e ancora di più dove sia l’opposizione di sinistra zittita o qualsiasi voce… SIAMO ALLO SBANDO.

Un saluto musicale, con amore per tutti! Vicky.       

 

 

6 gennaio 2010 Posted by | Senza categoria | , , , | 3 commenti

I comunisti mangiano i bambini?

Ritorna alla homepage    Da: www.storialibera.it

Massimo INTROVIGNE
Quando i comunisti mangiavano (per davvero) i bambini (Cina)
tratto da: Il Domenicale, n. 38, 23.9.2006.

    40 anni fa la tragedia della rivoluzione culturale. Tutta l’atroce verità su quel rito politico, celebrato con allure religiosa, che impose di divorare donne, vecchi e bimbi. Con bibliografia. Per questo “comunista” odorerà, per molti e per sempre, di sangue. Ci pensi il governo italiano mentre amoreggia con Pechino.

La Sinistra radicale italiana ha il piacere di stare al governo del Paese, ma ha il dispiacere di vedere fatti a pezzi i miti su cui si regge la sua stessa esistenza e i ritratti che continuano a campeggiare su bandiere e magliette che si vedono in ogni sua manifestazione. Prima Fidel Castro, ora Mao Tse-tung (1893-1976). Quarant’anni fa, nell’agosto 1966, cominciava in Cina la rivoluzione culturale, cioè la distruzione sistematica della cultura cinese. Tre milioni d’intellettuali e membri di gruppi sociali “sospetti” furono uccisi, e cento milioni di cinesi incarcerati o deportati. Bastava avere in casa un libro non marxista per rischiare la deportazione o peggio. Il clima è stato rievocato a fosche tinte anche da quotidiani di Centrosinistra. Il crimine di leso Mao Tse-tung è stato subito denunciato sui giornali della sinistra radicale, e l’onorevole Oliviero Diliberto – prendendosi una rara pausa dai suoi impegni di propagandista degli Hezbollah – ha invitato a riconoscere anche quanto di buono fu fatto da Mao in Cina.

A Diliberto si consiglia allora la lettura del capitolo sulla rivoluzione culturale della mirabile biografia ‘Mao la storia sconosciuta’ (Longanesi, Milano 2006) della grande scrittrice cinese Jung Chang, scritta in collaborazione con Jon Halliday – una lettura obbligatoria nonostante la mole (960 pagine) per chiunque voglia capire il comunismo cinese -, che rimanda a un’opera,

 purtroppo mai tradotta in italiano, del dissidente cinese Zheng Yi,   Scarlet ‘Memorial: Tales of Cannibalism in Modern China’, pubblicata nel 1996 negli Stati Uniti dall’autorevole Westview Press.  Scarlet Memorial: Tales Of Cannibalism In Modern ChinaDopo la morte di Mao, senza troppa pubblicità, alcune commissioni d’inchiesta indagarono sulle atrocità della rivoluzione culturale. Una lavorò nel 1983 sulla contea di Wuxuan. Lo stesso Zheng Yi, un giornalista comunista che aveva militato nelle Guardie Rosse, fu inviato da un giornale di partito di Pechino con lettere di accreditamento ufficiale che invitavano le autorità locali a mettersi a sua disposizione per un’inchiesta. All’epoca, Deng Xiao Ping (1904-1997), che al tempo della rivoluzione culturale era stato estromesso dalla dirigenza del partito, malmenato e mandato a lavorare in una fabbrica di trattori di provincia, dove era sfuggito per miracolo a un tentativo di assassinio, era diventato il padrone della Cina e aveva interesse sia a screditare la “banda dei quattro” che aveva promosso gli eventi del 1966, sia a far filtrare qualche cauta critica allo stesso Mao Tse-tung che non lo aveva certamente protetto.

Regnante Deng Xiao Ping, s’indaga sugli eccessi della rivoluzione culturale e migliaia di militanti che si sono resi colpevoli di atrocità sono incriminati. Il lavoro dei tribunali sembra serio, e molti vedono una franca indagine su questo orribile passato come il preludio all’inevitabile democratizzazione. Ma la classe dirigente del Partito Comunista Cinese e lo stesso Deng la pensano diversamente. La repressione del movimento degli studenti in Piazza Tiananmen nel 1989 segna la fine della breve primavera di speranze democratiche in Cina.

Mostra immagine a dimensione intera   Dopo Tiananmen, il regime si chiude su se stesso. Su Mao, responsabile secondo Jung Chang di settanta milioni di morti, si applica la “regola delle dieci dita”, che sembra usata in Italia anche da Diliberto e compagni: nove dita, insegnano i libri di scuola cinesi, lavoravano per il bene del popolo, una sfuggiva al controllo e deviava. Come ricordano Roderick MacFarquhar e Michael Schoenhals nella loro recente summa storica sulla rivoluzione culturale, ‘Mao’s Last Revolution’ (Harvard University Press, Cambridge [Massachusetts] 2006) – un’altra opera indispensabile nonostante la mole (oltre 600 pagine) – gli storici cinesi e stranieri che indagano sulle atrocità, fino ad allora incoraggiati dal regime di Deng, improvvisamente trovano ostacoli. Gli archivi, che si erano miracolosamente aperti, si chiudono. Le istruttorie sono concluse frettolosamente e le condanne sono sorprendentemente lievi: meno di cento condanne a morte in tutta la Cina – un Paese che ha il record di pene capitali nel mondo, applicate anche a reati che non implicano la perdita di vite umane – per i massacri di massa della rivoluzione culturale, pene da cinque a quindici anni per i responsabili di autentici eccidi.

Rieducare i rei. Mangiandoli

  Mostra immagine a dimensione intera Un dramma nel dramma è quello costituito da una forma di cannibalismo che un sociologo non può non chiamare rituale, dove i “nemici del popolo” sono mangiati in adunate di massa, un fatto che in questa forma non ha precedenti neppure nella storia del comunismo. Gli archivi non sono più aperti ma molti documenti esistono ancora. A Zheng Yi dopo Tiananmen è vietato di pubblicare il suo libro in Cina. Ma riesce a farlo pubblicare a Taiwan prima di fuggire, ormai da ex-comunista, negli Stati Uniti. Scarlet Memorial resta così un monumento alle vittime di una delle peggiori atrocità del secolo XX, anche se l’indagine riguarda solo alcune prefetture, in particolare quella di Wuxuan, nella provincia sud-occidentale di Guangxi. Come riassume Jung Chang, a Wuxuan (e non solo lì) «nelle adunate di denuncia, il pezzo forte del regime maoista, veniva praticato il cannibalismo. Le vittime venivano macellate e alcune parti scelte dei loro corpi, il cuore, il fegato e talvolta il pene asportate, spesso prima che i poveretti fossero morti, cucinate sul posto e mangiate in quelli che all’epoca erano chiamati “banchetti di carne umana”». Nel solo Guangxi, Zheng Yi calcola in almeno 10mila il numero dei “cannibalizzati”.

Il caso del Guangxi è particolarmente clamoroso – e ha suscitato dopo la rivoluzione culturale il maggiore interesse a Pechino, con inchieste e processi – ma è certo che, forse non sulla stessa scala, il cannibalismo rituale comunista abbia celebrato i suoi orrendi fasti anche in altre province della Cina. L’aspetto straordinario delle vicende del Guangxi nasce però dal fatto che tutto è documentato non da una propaganda anticomunista, ma da inchieste e processi promossi all’epoca di Deng dallo stesso Partito Comunista Cinese.
Ove leggesse questi testi, Diliberto potrebbe ripensare alla sua reazione indignata quando in campagna elettorale Silvio Berlusconi parlò di cannibalismo nella Cina di Mao. Romano Prodi chiese scusa alla Cina, e anche qualche pavido alleato parlò di esagerazioni. La stessa difesa dei sostenitori di Berlusconi su qualche giornale era incompleta: si riferiva ai casi di cannibalismo nell’epoca precedente del Grande Balzo in Avanti, dovuti alla fame, non all’ideologia, anche se la fame era stata provocata dalle dissennate riforme di Mao. L’unicità – anche rispetto ai casi della Russia staliniana descritti nel recente volume ‘L’île aux cannibales’ dello storico Nicolas Werth (Perrin, Parigi 2006), dove certo erano le guardie a mangiare i detenuti e non viceversa, ma non è che avessero molto altro da mangiare – degli episodi documentati da Zheng Yi e Yung Chang sta nel fatto che nella Cina della rivoluzione culturale nessuno moriva più di fame come negli anni 1950. I “banchetti di carne umana” non miravano a placare la fame, ma erano definiti «dimostrazioni esemplari di eliminazione», il cui scopo era terrorizzare ogni potenziale dissidente e infliggere al “nemico”, cioè a chiunque la pensasse diversamente da Mao, e ai suoi figli, un trattamento che mostrasse a tutti che il regime non li considerava persone umane.

   L’idea di “nemico” era molto ampia. Non erano “cannibalizzati” solo quanti erano stati iscritti a partiti diversi da quello comunista o erano discendenti di proprietari terrieri. Le stesse Guardie Rosse si erano divise in una “grande fazione” e in una “piccola fazione”, e Mao stesso giocava sullo scontro per controllare meglio il movimento. Quando Mao si schiera decisamente con la “grande fazione” centinaia di membri delle Guardie Rosse, fedelissimi del “Grande Timoniere”, sono a loro volta cannibalizzati. Zheng Yi considera l’aspetto allucinante della sua inchiesta non il fatto che bambini (la cui carne è considerata più tenera e gustosa) siano mangiati di fronte ai genitori (e viceversa) e donne orrendamente torturate prima di finire sul tavolo dei “banchetti di carne umana”, né che il cuore e il fegato dei “cannibalizzati” siano conservati per anni sotto sale per essere consumati più tardi quali prelibatezze dotate anche di presunti poteri curativi.

No: quello che lo sconvolge è che – quando si trattava di Guardie Rosse della “piccola fazione” – queste si facessero macellare o strappare brandelli di carne mentre erano ancora vive gridando “Viva il Partito” o “Viva Mao”, convinte che il Grande Timoniere ignorasse o disapprovasse le atrocità. E invece – sul punto il libro di MacFarquhar e Schoenhals è implacabile quanto quello di Jung Chang – Mao non solo sapeva ma organizzava il terrore fino ai suoi limiti più estremi, nell’ambito di una complessa manovra per conservare un potere assoluto che gli sembrava minacciato.

Ci sono stati altri casi di cannibalismo – come si è accennato, nei GULag siberiani e nella stessa Cina delle grandi carestie – nella storia di morte del comunismo. Ma quello della rivoluzione culturale è l’unico dove la fame non c’entra, non può essere invocata per fornire una qualunque difficile giustificazione. No: si mangiavano i bambini – e gli adulti, le donne, i vecchi – non per necessità alimentare, ma per celebrare un rito politico con toni a loro modo “religiosi”. Gli unici precedenti – ma su scala numerica assai più ristretta – li troviamo nel cannibalismo ai danni dei rivoltosi cattolici vandeani praticato dalle più fanatiche truppe della Rivoluzione francese e documentato dallo storico francese Reynald Secher. È difficile immaginare che Diliberto chieda scusa a Berlusconi. Ma, appurato che i comunisti mangiavano per davvero i “nemici di classe”, bambini compresi, speriamo che non si indigni più quando Mao è dipinto per quello che era: il maggiore assassino della storia, responsabile di 70 milioni di morti. E non si stupisca se “comunista” resterà, per molti e per sempre, una parola che odora di tortura, di strage e di sangue.

Data inserimento: 27/07/2007″

 

So di essere stata un po’ troppo lunga ma quando ho letto questo pezzo sono rimasta davvero sconvolta… Capisco, ma non giustifico, la prigionia, la tortura, lo stupro come mezzo di sopraffazione dell’altro ma il cannibalismo è davvero rasente la stregoneria. Altro che rivoluzioni, culturali poi! I fatti di piazza Tiananmen risalgono a soli 20 anni fa: non ho letto niente con un bel PER NON DIMENTICARE, da nessuna parte. Forse leggo davvero molto poco…

Vorrei solo che qualcuno smentisse questo scritto e quanto riportato…

No alle dittature, tutte! Vorrei non salutarvi in musica ma… essa è la bellezza della vita! Vicky. 

 

5 gennaio 2010 Posted by | Senza categoria | , , | 9 commenti

Pace!

 

Oggi 1 gennaio è la giornata mondiale della pace.

La dedico a chi offre la pace e a chi l’accetta.

Con un pensiero speciale a chi rifiuta il perdono e la riconciliazione.

Peccato…

PACE E’ IL NOME DI DIO (Comunità Sant’Egidio)

Un abbraccio con gioia! Vicky 

 

 

La musica… veicolo di dialogo e pace.

 

1 gennaio 2010 Posted by | Senza categoria | , , , | 6 commenti

2009: cosa è cambiato?

   Con un brano stupendo come questo Mia Martini mi da’ spunto ed aiuta a riflettere sul 2009 e a guardare con speranza al 2010 di donne e uomini del nostro vivere ordinario e straordinario:

 

 

Non seguirò una cronologia, piuttosto lascerò emergere immagini e ricordi, personali e meno, per non dimenticare… e soprattutto per sperare. Un viaggio che fa apparentemente una piccola sosta, per proseguire. Insieme, se vi va.

Volti di tutti i giorni:

                 

“Lasciamo che siano i fatti a parlare. Il resto sono chiacchiere e politica, tutte cose da cui voglio tenermi lontano”. Enzo Baldoni

 

Luoghi di tutti i giorni:

        

 Se questa è la realtà che osservo tutti i giorni… voglio guardare avanti! Non mi basta. Cosa mi aspetto dal 2010? Lo dirò in breve: IMPEGNO, PROSSIMITA’, RICERCA.

Qualcosa che vorrei ricordare nel 2010:

   …nessuna paura ad avvicinarsi…

 …nessuna paura di essere toccati da mani senza amore…

 …nessuna paura di osare nella ricerca…

  …nessuna paura della diversità.

Questo è il viaggio che vorrei ricordare. Si può provare, in tanti lo hanno fatto, lo stanno facendo e lo faranno ancora. La paura uccide la speranza, e quindi il futuro. Coltiviamo la pazienza e il perdono, uniche armi per me lecite.

Sereno 2010. In musica… con due artisti a me cari: Elisa e Antony Hegarty in ‘Forgiveness’ (Perdono). Ciao, Vicky.

 

29 dicembre 2009 Posted by | Senza categoria | , , , , | 9 commenti

Mădălina lu' Cafanu

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"Il bridge è come il sesso: se non hai un buon partner, meglio che tu abbia una buona mano."

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