La bocca.

La mia bocca. La guardo. Col mio dito immobile ne disegno il contorno. Sono nel silenzio totale o quasi. La mia tastiera ogni tanto mi ricorda che non sono del tutto sola. Potrei usare il programma con comandi vocali per la dettatura ma… non è la stessa cosa.
La mia voce, emozionata, arrabbiata, gioiosa oppure triste secondo il contenuto della dettatura influenzerebbe il testo e le parole.

Taccio. Come quando il dolore o la gioia sono enormi e ti tolgono il respiro, ti schiacciano. Ti annientano. Tutto si ferma, il senso delle cose cambia. Oppure scompare del tutto. Resto sola con la bocca semi-aperta che vorrebbe esserci ed è invisibilmente assente ed assurdamente muta. Solo il mio battito e il mio respiro parlano per lei.

Ho un tumulto terribile dentro in questi mesi, giorni…ora. Sto per esplodere. Agli occhi è già successo: i sentimenti e le emozioni sono emersi improvvisi senza più limiti e la notte mi ha fatto compagnia mentre le lacrime scorrevano e avrei voluto solo aprire la bocca ed esalare dolore.
Successivamente, ore più tardi, le stesse lacrime avrebbero voluto accompagnare la mia bocca nel sorriso… invece è rimasta imobile nel primo caso per non disturbare chi dormiva e si muoveva nel secondo per dare piacere col suo tocco. La mia bocca è il cratere del mio corpo.

Potrei perdere la mia anima attraverso di essa, in un sospiro flebile oppure in un grido lacerante.

Come un vulcano, Vicky può riposare sotto la cenere oppure inaspettatamente o quasi buttare fuori ciò che emerge dalle profondità delle sue viscere. Come farebbe ora, in questo preciso momento.

Vicky con la bocca può sfiorarti impercettibilmente e anche morderti crudelmente. Può mangiare della pasta e leccare un gelato oppure digiunare totalmente quando è ferita. La bocca rivela chi siamo. Se per convenzione diciamo che ‘gli occhi sono lo specchio dell’anima’, allora affermo con convinzione che la bocca è quello del corpo. E non solo fisico.

La bocca è una risorsa essenziale per la vita. Passando oltre il mangiare e bere, oltre che il parlare anche, ‘Che rimane?’ mi chiederete…

Le mie labbra sono diventate in parte le mie mani. Accarezzano, afferrano… amano, odiano. Per alcuni che sono stati derubati delle mani come me scrivono, dipingono, suonano…

Ho appena riletto questo pezzo e di rimando penso a qualche mese fa e mi sorprendo per questo viaggio intrapreso quasi inconsapevolmente fuori e dentro il mio corpo… https://vincenza63.wordpress.com/2011/04/14/le-mani/ senza pregiudizi nè limiti. Così come sono, così come spero di continuare ad essere. Un bacio. Sempre Vicky!