Vincenza63's Blog

Conoscersi e parlarsi è un dono

Gita in Humanitas: io e l’URP (Uff.Relazioni Pubblico)

  A completamento del mio post precedente, incollo il testo della mail inviata ora alla Direzione Sanitaria. Mah….!

Speriamo in meglio, sempre, che nasca qualcosa… Ciao a tutti, Vicky.

 

 

————————————————————————————————————————————————————————–

Inviato a: urp@humanitas.it

Buongiorno.
Scrivo in merito alla mia disavventura di ieri, l’ultima della serie…
Siccome non ho più parole, vi invio il collegamento al mio blog personale visitato da un migliaio di persone al mese e opportunamente commentato. Ci spero sempre in un cambiamento in meglio.
Cordiali saluti.
 
Vincenza detta Vicky Rutigliano
 
https://vincenza63.wordpress.com/2010/01/11/la-mia-gita-di-oggi-dishumanitas-di-rozzano/

12 gennaio 2010 Posted by | Senza categoria | , , , , | 4 commenti

La mia gita di oggi? (Dis)Humanitas di Rozzano.

  La meta della mia gita di oggi: Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Mi).

Sembrerà di leggere le avventure di qualche libro per ragazzi oppure la cronaca della caccia al tesoro… E’ PROPRIO COSI’! Con una piccola differenza: non si ricevono premi, anzi. La spocchia regna sovrana. Lo stile scarica-barile, tranne eccezioni, anche.

Cominciamo il nostro gioco con un piccolo antefatto. E’ necessario per cominciare il percorso (immagini di seguito).

       (fonte: Google)

Tappa 1 – mattina odierna, ore 10.00: ‘annuncio con orgoglio’ al centralinista di ICH che ho un appuntamento per visita ginecologica ed ecografia transvaginale alle 12.40; faccio presente – è il mio biglietto da visita ormai! (altri sono avvocati, medici, che so… elettricisti. Io: leggi dopo —>) – che sono persona con disabilità motoria (a norma UE) e che avrei problemi sia per lo spostamento che per la visita vera e propria su un lettino non idoneo. L’ottimista al telefono mi rassicura: “Al telefono non possiamo fare nulla ma non si preoccupi che risolviamo il problema al momento.” Provo a fidarmi. Se no faccio la figura della rompi…

Tappa 2 – ore 12.30 accettazione Humanitas, sportello dedicato: tutto ok, faccio presente – e due – le mie difficoltà… no problem! Troverò sicuramente aiuto. Da infermieri che lavorano in palazzina 5, dove c’è la ginecologa. Percorro la tappa fino all’ambulatorio, apro la porta e… sorpresa! Lettino modello grattacielo a Dubai fornito di separè pro privacy FISSO che mi impedisce l’accesso al lettino stesso. E’ andata male… Se metto le ruote sull’ottimista!

Tappa 3 – ritorno all’accettazione sportello 16 (ore 13.00): la prima impiegata mi sbologna alla collega (lei va a pranzo…) che prende nota del mio cellulare per avvisarmi del risultato degli sforzi dello staff ICH in itinere per risolvere il mio problema. Ripieghiamo sul bar per mangiare un panino e impasticcarmi (sono diabetica, ricordate?). Ah, giusto una nota: vorrei sottolineare che non sono io ad avere un problema ma loro e, cosa molto più seria, non riescono a risolverlo adeguatamente. Ci provano alle 13.15 con una telefonata, con appuntamento in Radiologia nel Building Principale, stanza 17.

Tappa 4 – Radiologia ore 13.40: Caspita, non so perchè ma alla reception mi riconoscono non appena entro! Mi sento importante, quasi famosa… Mi accomodo pur essendo già seduta… il medico arriverà subito, è avvisato col cercapersone. Ah allora… Aspetto e intanto do’ un’occhiata dentro. Oddio, un’altra Dubai! E nemmeno ginecologica! Forse non è ancora chiara la situazione. Comincio a innervosirmi davvero. Finalmente arriva il medico che, leggete leggete, nota subito che c’è qualcosa che non va: l’ecografo non è idoneo per transvaginali! Ahahah! Morale: si parte per altra destinazione!

Tappa 5 – Ambulatorio 1° piano attesa 8 ginecologia: finalmente! Facciamo ‘sta cosa, ormai sono stanca e disposta a tutto… Il lettino non è diverso, solo un po’ più basso… Mi affido con completa irresponsabilità  a 3 persone che, senza alcuna esperienza apparente, devono sollevarmi e spostarmi con sforzi ed acrobazie indescrivibili (dettagli tecnici: sono alta, anzi sarei, 1.68 m x 63 kg) fino all’atterraggio. Sul lettino. Fatto. Frettolosamente e senza delicatezza mi spogliano, mi aprono le gambe… – una gli scivola via e dicono tra loro: ‘Attenzione! Potrebbe lussarsi l’anca…’ Miiiiiiiiiiiii, ora sì che sto tranquilla! La visita procede, rapida per fortuna. Sudo freddo al pensiero di essere rivestita e nuovamente spostata. Vorrei piangere, chiamo Claudio in aiuto. Lui prontamente interviene e vengo ricomposta in modo perlomeno presentabile… quasi una donna, oltre che una vagina appena esplorata. Mi gira la testa, ho la nausea… onestamente di tutto. Claudio mi accarezza, avrà sudato un po’ e non solo per la fatica. Prendiamo il referto. Vogliamo andare a casa… Ma… è più forte di me: passo in Direzione Sanitaria, ho qualcosa da dire. Prendo indirizzo e-mail (al quale invierò questa ‘caccia al tesoro’ come testo) e saluto l’impiegato che ormai, data la frequenza, considero quasi un parente a modo che si scusa, e fa bene a farlo…

Ora possiamo andare via. Il viaggio è finito, missione compiuta!

Claudio mi dice giustamente: ‘Chi te lo fa fare di venire qui ancora?‘ Io, altrettanto giustamente, gli rispondo: ‘Se rinuncio, non cambierà mai niente.’

Chiudo con due clip. Uno è dedicato a Humanitas, un lettino accessibile, basterebbe acquistarne UNO per l’intero ospedale…

L’altro a tutti quelli che hanno pazienza e non maledicono… Ciao, Vicky.

 

11 gennaio 2010 Posted by | Senza categoria | , , , , | 25 commenti

G per giustizia… V per vendetta.

 

 

 

UN GIUDICE

Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
d’una ragazza irriverente
che vi avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:

vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.

Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore troppo
troppo vicino al buco del culo.

Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d’un tribunale
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.

E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva “Vostro Onore”,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.

E se, riflettendo solo un attimo, applicassimo tutto questo a un uomo di potere politico, economico, e….

Sempre avanti… Grazie Faber!

Vicky.

 

7 gennaio 2010 Posted by | Senza categoria | , , , , , | 12 commenti

Il cittadino basigliese medio sarebbe…

   … ignorante e insensibile, oltre che poco attento agli eventi nazionali.Non c’è speranza e verso che il nostro primo cittadino provi a correggersi quando si rivolge alla popolazione di Basiglio (Mi), tra i quali … oooooopppppssss …. si trovano anche i suoi sostenitori nonchè elettori!

Questo quanto secondo Repubblica.it avrebbe dichiarato il sindaco del mio comune riguardo l’affissione su spazi istituzionali di manifesti ‘targati’ PdL:

“L’immagine di Silvio Berlusconi sanguinante, appena colpito al volto da Massimo Tartaglia, è finita per la prima volta su un manifesto politico. L’iniziativa è del sindaco del Pdl di Basiglio, paese del Milanese edificato dal premier negli anni Settanta, che l’indomani dell’aggressione del 13 dicembre ha mandato in stampa un centinaio di poster con la foto del presidente del consiglio ferito e la scritta: “E’ questo il Paese che vogliamo? Una società che non rispetta le istituzioni è destinata a morire”.(1)

Il simbolo del Pdl di Basiglio è ben visibile sulle affissioni, fotografate e pubblicate su diversi blog. Per il sindaco Marco Cirillo non si tratta di un manifesto elettorale, comunque, bensì di “un doveroso messaggio alla cittadinanza per dire che certe cose sono sbagliate. Per questo, anche se alcuni di sinistra non erano d’accordo, abbiamo usato anche gli spazi riservati alla comunicazione istituzionale (1). Attentare al presidente del consiglio significa avere spregio per la nostra democrazia”.

Un centinaio i manifesti affissi per le strade di uno dei comuni più ricchi d’Italia. Dopo oltre due settimane alcuni manifesti sono ancora al loro posto, molte copie state rovinate dalla neve “e diverse – rimarca Cirillo – abbiamo dovuto sostituirle perché erano state strappate”. “Abbiamo informato il presidente Berlusconi dell’iniziativa attraverso la sua segreteria – racconta Cirillo – ma non abbiamo avuto riscontri”.

5 gennaio 2010

http://milano.repubblica.it/dettaglio/Basiglio-ecco-il-manifesto-col-premier-sanguinante/1821221

(1) Il PdL, per dovere di informazione verso chi legge, è uno dei partiti che ci governano facente parte della lista ‘Cittadini Solidali per Basiglio’ insieme alla Lega Nord, che non ha ‘firmato’ il manifesto.

…come sopra citato…

Concludendo, due impressioni.

La prima come abitante di Basiglio: come si permette di volermi insegnare un senso civico e umanitario comune a qualsiasi persona, di qualunque credo o orientamento ideologico? Lo scopo didattico della sua PERSONALE ESTERNAZIONE non può che offendere l’intelligenza mia, cioè quella del basigliese medio. Chiedo le sue scuse. Minimo. Alla cittadinanza intera.

La seconda come cittadina di Basiglio: mi permetta di dissentire sulla liceità dell’utilizzo di spazi istituzionali. Il PdL è un partito politico, non un’istituzione, facente parte di una coalizione.  Non ha neanche pensato a rappresentare la lista che l’ha eletta: che dice la Lega Nord al proposito? E il PdL stesso… bah!

Detto questo mi chiedo dove siano gli elettori di Basiglio e ancora di più dove sia l’opposizione di sinistra zittita o qualsiasi voce… SIAMO ALLO SBANDO.

Un saluto musicale, con amore per tutti! Vicky.       

 

 

6 gennaio 2010 Posted by | Senza categoria | , , , | 3 commenti

Quanti ancora?

        

Non Ho Mai Temuto la Morte
Gli ultimi barlumi del sole al tramonto
Mi mostrano il sentiero sul quale scrivere
Il crepitio delle foglie sotto i miei passi
Mi sussurra “lasciati andare
e riscoprirai il cammino verso la libertà”

Non ho mai temuto la morte. Persino adesso, mentre sento la sua presenza accanto a me, voglio assaporarla e riscoprirla. La morte, la più antica compagna di questa terra. Non voglio, tuttavia, parlare della morte. Voglio spiegare le ragioni che vi sono dietro. Nella situazione in cui l’essere puniti è l’unica risposta che riceve chi chiede libertà e giustizia, come si può temere il proprio destino? Quelli tra “noi” che sono stati condannati a morte non hanno altra colpa se non quella di aver cercato di costruire un mondo migliore.” (segue)  

http://rrinitalian.blogspot.com/2009/11/ehsan-fattahian-e-stato-giustiziato.html

Ehsan Fattahian,
Prigione centrale di Sanandaj

Fonte: Human Rights Activists in Iran.

Non mi sento di aggiungere altro. Solo 2 domande. Quanti altri ancora dovranno morire in Iran come in Cina, nazioni che le ‘superpotenze’ ignorano in materia di diritti civili? Ci toglieranno la libertà di sapere anche il minimo necessario per contare le esecuzioni?

CERTE NAZIONI NON HANNO DIRITTO NE’ DI ESSERE RAPPRESENTATE NE’ DI PAROLA ALL’ONU. ASSASSINI!

Vicky.   

22 dicembre 2009 Posted by | Senza categoria | , , , | 7 commenti

Una stella… Il Sole…

  Tanti la chiamano stella cometa, altri stella cadente… Il nome non cambia il fatto che attira la nostra attenzione, ci fa alzare gli occhi verso il cielo, affascinati, ipnotizzati, magari con un po’ di malinconia e romanticismo.

Ora, voi mi chiederete: cos’hanno in comune l’immagine sopra con quelle che vi mostrerò di seguito? Hanno tutto e niente. NON STO DISSACRANDO O ALTRO, ANZI… La prima immagine non avrebbe senso senza le due successive. Ho bisogno però di lasciarmi ispirare e cullare dal Bello e dal Buono cantati in questo brano che evoca in me tanti ricordi…

  Questa l’immagine elaborata dal computer, tratta dalla Sacra Sindone che, per i credenti, rappresenterebbe il volto di Gesù. A chi più di lui potremmo volgere lo sguardo, lui innalzato da terra per aprirci il cielo per sempre, la Stella più luminosa, il Sole?

Eppure… CI SONO STELLE LUMINOSE SU CUI DOBBIAMO FISSARE LO SGUARDO! Sono stati sulla Terra, per breve tempo come lui eppure hanno impresso il loro viso nel mio cuore e nella mia mente… due icone moderne della Sindone, due visi sofferti. Altre facce di Cristo.

   Questa l’ultima immagine di Federico Aldrovandi, morto a Ferrara, ucciso a botte e lasciato così come lo vedete sull’asfalto la notte del 25 settembre 2005, a soli 18 anni. Nel 2009 i poliziotti colpevoli saranno condannati a poco più di 3 anni, in seguito saranno rilasciati grazie all’indulto (fonte: Wikipedia). Come non vedere i segni, il sangue? Non potrò mai più essere la stessa perchè i miei occhi hanno visto, fissato, guardato. E si sono ricordati del dolore di un viso più ‘antico’ ma sempre vivo… di un’altra morte ingiusta, più di 2000 anni fa. Si sono ricordati di una vita spezzata e dilaniata con violenza. Proprio come questa.

  E questa l’ultima immagine di Stefano Cucchi, morto non si sa ufficialmente come, ma al cui volto dobbiamo e vogliamo guardare. Senza giudicare, e soprattutto senza pensare ‘Se l’è cercata!’ Dobbiamo: perchè luce sia fatta sulla verità che deve essere anche di questo mondo. Vogliamo: per la sua giovane vita interrotta con la crudeltà, per il suo corpo violato… Non vogliamo guardare altrove, potrebbe esserci nostro figlio lì… Un’altra icona dell’ingiustizia e della vita non custodita. Una stella luminosa caduta. Ancora…

VOGLIO GRIDARE QUI E ORA IL MIO BASTA! Non voglio più vedere stelle cadute, non voglio più guardare verso soli spenti…

Spero che l’icona del Cristo sofferente lasci per sempre questi volti per fare posto al Sole di Giustizia.

Un saluto. Sempre in musica, la quale ci prende per mano e ci indica la Bellezza anche dove c’è l’orrore. Vicky. 

15 dicembre 2009 Posted by | Senza categoria | , , , , | 9 commenti

Un giorno speciale. Un giorno normale.

   ‘Ciao, come state? Come vanno le cose?’ ‘Bene, tutto al solito. Lo sai. E voi?’ Anche noi, tutto bene, a parte che ho cominciato da tre settimane a curare il mio diabete e Claudio continua ad avere mal di schiena… Non ci facciamo mancare niente!’

Sorrido ed ironizzo con Giosy, io a Milano lei a Cagliari. Tetraplegica atipica io, malato da anni di SLA (sclerosi laterale amiotrofica) suo marito Salvatore Usala detto Tore detto Sasà. Non è la conversazione tipica da famiglia del mulino bianco. E’ vita vera la nostra! Lo stesso tenore allegro ma realista, misto con ironia ha la telefonata con Alessandra Incoronato (anche lei non autosufficiente perchè distrofica) e Giovanni, suo marito di Roma. Con Tore e Alessandra ci sentiamo vicini, pur in condizioni fisiche diverse.

Questi siamo io, Tore e Alessandra:               tre persone normali che conducono una vita normale.

Normale certo! Perchè le cose e le cure quotidiane costituiscono la normalità per un’ampia fetta di malati cronici a livelli diversi di gravità. Questo il mio pensiero. Condivisibile o meno. E’ il bello della libertà. Purtroppo o per fortuna ci si conforma alla realtà della malattia… e chi ti ama davvero ti segue su questa strada. Ha cura di te.  IO SI’ CHE AVRO’ CURA DI TE!

Non così per chi, oltre alla famiglia, dovrebbe e vorrebbe curare le persone care a domicilio per non far mancare loro il calore e l’affetto di chi vuole bene. La cura migliore. Lo Stato, gli altri… sono assenti. Non innesco polemiche, voglio solo dire a chi magari sta leggendo ed occupa un posto di ‘servizio’ per tutti quelli che si trovano nelle medesime condizioni mie, di Tore, di Alessandra e tanti tanti altri: FERMATEVI E PENSATE. E QUINDI FATE!

Per me (ovviamente a questo proposito non mi esprimo per altri) la realtà può essere accettabile e vivibile quando la persona amata non coincide con troppi ruoli. Marito/compagno, infermiere tuttofare, colf, autista… solo per citarne alcuni. Questo, purtroppo, rischia di uccidere il rapporto. Mi spiego meglio. Immaginate una persona che inizia una giornata senza programmi o quasi. Il tempo è scandito da tante necessità che i ‘sani’ abitualmente svolgono in pochi minuti, come per esempio lavarsi. Per un malato tutto è più dilatato nel tempo. Ci vuole attenzione e delicatezza. E pazienza.

In assenza di assistenza domiciliare adeguata non è più possibile o quasi dedicarsi al lavoro, alla formazione, ad un minimo di spazi personali (un hobby, uno sport). Si rimanda, si rimanda… Intanto le cure da prestare aumentano e con esse diminuiscono i tempi dell’amore, del sesso (ove possibile), di coppia. Spesso chi è malato si sente in colpa, un ‘ladro’ di vite altrui, senza poter cambiare le cose. E al compagno/a di vita può succedere di entrare in uno stato di ansia e di giusta insoddisfazione che crea comprensibilmente attriti interiori e non solo.

NON ESISTE PIU’ LA PRIVACY. Non puoi dormire, mangiare, lavarti, uscire quando puoi. Sei diventato/a l’oggetto di prestazioni da sbrigare nel più breve tempo possibile. Chi ha bisogno di tutto per lo Stato non ha più diritto a niente. Voglio chiudere solo momentaneamente l’argomento con un enorme GRAZIE a chi si prende cura di me e di tutti quelli che hanno bisogno di aiuto.

Sono consapevole che la nostra vita, la mia di Tore e di Alessandra sarebbe povera e triste. Claudio, Giosy, Giovanni: VI AMIAMO PERCHE’ CI SIETE!

  Con affetto, Vicky.

13 dicembre 2009 Posted by | Senza categoria | , , , , | 9 commenti

Mr. Obama: NO, YOU CAN’T.

   Non saprei davvero da dove iniziare. Dopo una campagna elettorale dura e incisiva, (quasi) convincente… ecce homo! Un black showman che ha saputo ‘vendersi’. Eccolo, arriva, è la ventata di novità, il riscatto dei neri, dei diversi, dei deboli… In confronto a lui lo stereotipo del ‘self-made man’ non ce la fa. Non è arrogante Obama, nonostante il suo ‘YES, WE CAN’ l’abbia reso famoso nel mondo più di Gesù.

Mi limiterò a ricordare solo qualcuna delle promesse del nuovo ‘Unto del Signore’: chiusura di Guantanamo, ritiro progressivo delle truppe da Iraq e Afghnistan, un nuovo sistema sanitario in difesa dei più poveri, equità sociale.

Queste le premesse o promesse. E’ uguale.

 

          

 

Mr. Obama, non è più sufficiente un sorriso accattivante, che onestamente non mi fa stare tranquilla e mi ricorda altri sorrisi pieni di promesse e poi… Non m’importa di cosa indossa sua moglie o il nome del suo cane.

Mr. Obama, sia UOMO e mantenga la parola data! Non deluda i suoi elettori, soprattutto quelle categorie che non avendo voce si sono fidate della sua! Non c’è più bisogno di messia ma di pane e dignità. Il minimo dovuto a chi le ha dato motivo di sorridere.

 Un saluto. Sempre in musica… Vicky. In questo caso farò un’eccezione: aggiungo il testo, impossibile non cantarla…

Come you masters of war
You that build all the guns
You that build the death planes
You that build the big bombs
You that hide behind walls
You that hide behind desks
I just want you to know
I can see through your masks

You that never done nothin’
But build to destroy
You play with my world
Like it’s your little toy
You put a gun in my hand
And you hide from my eyes
And you turn and run farther
When the fast bullets fly

Like Judas of old
You lie and deceive
A world war can be won
You want me to believe
But I see through your eyes
And I see through your brain
Like I see through the water
That runs down my drain

You fasten the triggers
For the others to fire
Then you set back and watch
When the death count gets higher
You hide in your mansion
As young people’s blood
Flows out of their bodies
And is buried in the mud

You’ve thrown the worst fear
That can ever be hurled
Fear to bring children
Into the world
For threatening my baby
Unborn and unnamed
You ain’t worth the blood
That runs in your veins

How much do I know
To talk out of turn
You might say that I’m young
You might say I’m unlearned
But there’s one thing I know
Though I’m younger than you
Even Jesus would never
Forgive what you do

Let me ask you one question
Is your money that good
Will it buy you forgiveness
Do you think that it could
I think you will find
When your death takes its toll
All the money you made
Will never buy back your soul

And I hope that you die
And your death’ll come soon
I will follow your casket
In the pale afternoon
And I’ll watch while you’re lowered
Down to your deathbed
And I’ll stand o’er your grave
‘Til I’m sure that you’re dead

11 dicembre 2009 Posted by | Senza categoria | , , , | 5 commenti

Rocco e le sue chips…

No no, non è una caduta di stile la mia. Anzi! Voglio capire com’è che il mondo gira intorno a…. Come dice il saggio:-)

In questa giornata grigia (almeno qui a Milano…) un po’ di ironia sui anzi sulle protagoniste della nostra attualità:

Ne abbiamo viste di tutti i colori, davvero: 

  Mostra immagine a dimensione intera  

 … solo alcuni esempi a caso… la realtà grottesca supera la fiction, perfino i film di Rocco Siffredi, che perlomeno difende il suo ‘onesto’ ed appassionato ‘lavoro’.

E che dire di un altro eroe del nostro secolo?     Chi non ricorda i film erotico-comici interpretati da Lino Banfi e partner femminili più diverse?

Direte: Vicky è impazzita, ma che scrive, che fa? Amici miei, ridiamo per non piangere… Avevo voglia di sorridere, di ironizzare sulla manipolazione della donna – in un modo o nell’altro – e su certe donne usano e si lasciano usare.

E poi vanno a censurare il povero Siffredi.. Lui almeno lo dice apertamente che gli piacciono le patatine!

Concludo con un brano dedicato al sig. B. da parte delle donne. Un saluto e perdonate se sono stata poco seria :-). Vicky.

Attento che cadi! 

5 dicembre 2009 Posted by | Senza categoria | , , , | 4 commenti

Uno, dieci, cento giorni per non dimenticare.

 Oggi 1 Dicembre si celebra la giornata mondiale contro l’Aids. Non entrerò nel merito scientifico e statistico, piuttosto farò quello che credo sento di più e che mi riesce meglio: vi racconto la storia di una persona, una persona carissima che non c’è più fisicamente, ma che io ricordo tutti i giorni con tanta tanta nostalgia. Come probabilmente succede a tanti di voi.

Vi parlerò di Antonella, soprattutto della bellezza e unicità della sua vita. Avrebbe avuto 46 anni come me, io 1/10/63 lei 10/10/63 e chissà come sarebbe… Di sicuro allegra, spontanea e ironica come me. Quanto la amo ancora! E’ l’unica persona di cui porto sempre con me la foto nel portafogli. Gli altri, ne sono certa, non ne sono invidiosi!

Ho avuto la gioia di conividere con Antonella 30 anni della nostra vita, con tanto in comune tranne che la bestia che prima dell’Aids me l’ha portata via: l’eroina. CHE SIA STRAMALEDETTA! 

 Siamo nate e cresciute insieme a Milano, ci si trovava tutte le domeniche o quasi a casa mia e il ricordo più forte che mi è rimasto sono le nostre litigate di allora. La conclusione: io avevo in mano i suoi capelli, lei i miei. Le amicizie più vere e profonde della mia vita sono sempre cominciate in modo turbolento, senza mezzi termini. Sono (ero?) fatta così!

Con lei ho vissuto di tutto. Dopo il periodo del’infanzia, fino alla prima adolescenza, la vita è passata di corsa. Poi ci siamo ritrovate ancora unite nella scelta delle superiori che abbiamo fatto insieme. Antonella era per me la trasgressione. Limitata per me a qualcosa di cui ora tanti riderebbero… per poi arrivare ad interessi e strade diverse dalle sue. Lei, l’ho sempre vista in corsa con la vita, ansiosa di ottenere tutto, anche a costo di rischiare tutto, perfino la vita… e non una, ma cento, mille volte.

Non potevi non amarla, anche se tanti hanno approfittato di lei, della sua generosità, del suo darsi. Credo che sia l’unica donna che io abbia mai amato. La prima sigaretta, le bigiate a scuola, l’autostop, le uscite in discoteca di domenica, i primi innamoramenti, le provocazioni, i rischi – sempre alti per me che ero una gran fifona e che un giorno guardando un ragazzo bucarsi sono svenuta.

Ci univa la passione per Renato Zero, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere in uno studio fotografico a Milano. Quando lo ascolto ancora oggi non riesco a non pensare a lei e piangere per l’immenso vuoto che ha lasciato e la nostalgia che ho di lei dal 1993. Abbiamo tanto da dirci, tanto di cui ridere, musica da ascoltare. 

I suoi occhi bellissimi mi sono impressi nell’anima per sempre. Spero che lei pensi a me con amore così come io penso a lei.

Nelly, cara cugina, amica mia, io voglio solo lasciare due pensieri che non ho avuto il tempo di dirti, solo perchè vivevo una vita ‘regolare’ lontana apparentemente anni luce dalla tua.

La prima è che tu per me nella tua vita HAI VINTO. Con sforzo, pagando di persona, senza sconti. Sei tornata alla vita dopo la comunità, hai lavorato, amato, vissuto tutto fino alla fine. I tossici e soprattutto i malati di Aids sono tuttora emarginati e discriminati perchè ‘SE LA SONO CERCATA’… Dopo tanti anni ed esperienze posso dire che la malattia che non gli viene perdonata dalla nostra società, magari anche da te che mi stai leggendo, è di essere nati e vissuti in un modo ‘fuori’.

La seconda cosa, con cui concludo il mio scritto, è che ti vorrei dire GRAZIE per avermi insegnato, insieme ad altri che noi sappiamo, cosa vuol dire amare gratis. Senza nulla in cambio. Anzi, con la voglia di dare ancora di più proprio per questo. Se oggi sono quella che sono lo devo anche a te. Ciao Nelly. Lo senti? Questo SMACK è tutto per te!

Un saluto a tutti. Con un brano speciale… Vicky.             

1 dicembre 2009 Posted by | Senza categoria | , , , , | 7 commenti

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