Vicini di casa
Giornata particolare, oggi.
A parte il grigiore di questo lungo periodo, oggi due eventi a toccare il cuore, la coscienza, l’esistenza.
Piccole e grandi cose di tutti i giorni.
Stamattina ero ancora a letto e ho ricevuto una telefonata. La mia vicina di casa con cui ci si trova a Messa e a volte a chiacchierare appena fuori casa.
Durante il primo lockdown – io lo chiamo così – ci siamo scambiate limoni, prezzemolo e numeri di telefono in caso avessi o avesse bisogno di qualunque cosa.
Anche solo di una telefonata.
Stasera, anzi, poco fa hanno portato via in ambulanza la mia vicina di casa che sta al piano superiore.
È più giovane di me. Ha il cancro. Per la prima volta ho visto di persona i soccorritori tutti attrezzati con tute protettive, visori e tutto il necessario.
Il coronavirus non è un film.
È solitudine. È freddo. È bianco. È vicinanza attraverso filtri e strati che nascondono tutto.
Restano solo voci e sguardi. Dietro i visori. Dietro le mascherine.
Purtroppo non è carnevale.
Signore, stasera mi sento un po’ più sola. Resta accanto a me.
Sempre Vicky!
Depressione secondo Giaquinto e Ultimo
Amici miei,
so di cosa si parla purtroppo…
Vi invito ad avere pazienza e guardare questo video perchè c’è molto da imparare.
Buona serata! Sempre Vicky!
Un brano che mi regala emozioni. Bravo Ultimo! ❤ ❤ ❤
Ultimo – Sogni Appesi (Live in Studio) Testo e musica di Ultimo
Provo a dimenticare, scelte che fanno male,
Abbraccio le mie certezze, provo a darmi da fare,
ma ancora non riesco a capire se il mondo un giorno io potrò amarlo,
se resto chiuso a dormire,
quando dovrei incontrarlo.
Quello che cerco di dire,
da quando scappavo da tutto,
quando ridevano in gruppo
tornavo e scrivevo distrutto;
è che ho gridato tanto
in classe non ero presente…
sognavo di vivere in alto,
dimostrare che ero un vincente,
e quando ho incontrato me stesso
mentre correvo di notte,
gli ho urlato di odiarlo contro
e lui ha diviso le rotte.
Ma guarda che strana la sorte
oggi che mi sento bene,
io lo rincontro per strada
gli chiedo di ridere insieme
Dimmi che cosa resta
se vivi senza memoria
perdo la voce,
cerco la pace,
e lascio che la vita viva per me.
Dimmi che cosa senti
se scopri di avere paura
brucio consigli,
alzo il volume,
l’ansia nasconde i sorrisi che ho.
Dimmi che cosa vedi
quando pensi al domani
Quali domande?
Quante risposte? “Forse domani” ripeti “forse”.
E vivo coi sogni appesi
girano le pareti,
vivo coi sogni appesi.
Quando ascoltavo la gente parlare
mentre dava lezioni,
non ho saputo imparare
ed ora disegno le delusioni.
È facile avere ambizioni,
un po meno concretizzarle…
ero un bambino diverso,
odiavo chi amava
e aspettavo l’inverno.
Sempre collocato nel gruppo dei perdenti,
in questo percorso
a chi c’ho intorno un sorriso e mille incidenti,
ma mando avanti la ruota ,
lascio che giri da sè,
riesci a capirmi
solo se hai sempre voluto
qualcosa che non c’è.
E adesso tirando le somme
non sto vivendo come volevo,
ma posso essere fiero
di portare avanti quello che credo.
Da quando ero bambino, solo un obiettivo:
dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo.
Dimmi che cose resta
se vivi senza memoria
perdo la voce,
cerco la pace,
e lascio che la vita viva per me.
Dimmi che cosa senti
se scopri di avere paura
brucio consigli,
alzo il volume,
l’ansia nasconde i sorrisi che ho.
Dimmi che cosa vedi
quando ripensi al domani
Quali domande? Quante risposte?
“Forse domani” ripeti “forse”.
E vivo coi sogni appesi girano le pareti,
vivo coi sogni appesi.
Mi sento così
Amici miei,
mi sento sospesa come la foglia che vedete e non credo proprio di essere la sola.
Per condividere questo stato d’animo ho pensato di dedicarmi e dedicarvi questa meraviglia ermetica piena di umanità.
Soldati – Giuseppe Ungaretti
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come 3
d’autunno
sugli alberi
le foglie
Un brano struggente… Un abbraccio a tutti, sempre Vicky!
Il peso del dolore
Lo sento ancora come qualcosa di ingombrante che sta lasciando una scia dietro di sé, anzi, dentro di me e sul mio petto.
È il peso del dolore. L’ho riconosciuto oggi, con estrema distinzione tra le altre emozioni, l’ho sentito scendere dagli occhi.
ll suo sapore salato, il suo colore di un grigio inaspettato. Come la nebbia dalla quale non capire come uscire.
Sì, perchè in esso ci si può perdere. A lui ci si può assuefare. È bravo ad ingannarci.
Ci trasforma dentro e fuori e ci trasporta nella grande illusione: un mondo perfetto. Una dimensione asettica, ovattata, surreale.
Come me che indosso questa mascherina dietro la quale so di non essere me stessa.
Passa una mamma alla giusta distanza, quella del manuale di sopravvivenza da coronavirus. Tiene per mano la sua bambina, anch’essa protetta. Tra le sue manine una Barbie, a viso muto e indifferente, ma in un modo stranamente libero. “Hai visto? È tornato il Carnevale!” le dico sorridendo per tentare di trovare una leggerezza giocosa in una scena che vorrei non fosse reale.
Passano velocemente oltre. Si chiama PAURA.
Esiste un luogo dentro di me, un tempo dietro di me e una porta oltre la quale succede di dover andare: è il momento di realizzare la realtà. Game over.
Mi sento sola.
È sufficiente una sola telefonata per provare a far finta di poter smettere di soffrire quando voglio. È una crepa che rompe la diga. È la luce che investe l’oscurità. La verità che trionfa sulla menzogna e sull’illusionismo mediatico e dei social. Non è più il film che credevo di vedere sul mio schermo, comodamente sdraiata a letto o seduta come ora sul mio “trono su ruote” davanti al PC muto. Senza maschera, come Barbie.
Sento la voce di mia zia, una delle poche mie radici materne nella mia terra di Puglia. Prima che possa rendermene conto sono risucchiata dai ricordi dei bellissimi giorni trascorsi insieme l’estate scorsa.
È come rientrare nel grembo di mia madre, della terra, del sangue, della gioia e del dolore. Un impasto di umana esistenza che genera e si sovrappone al grigio presente.
Sono pochi momenti eppure sembrano lunghissimi. Tanto basta per sentire e capire che c’è stato davvero un prima e che c’è un adesso. È DOLORE per ciò che ho finora vissuto, l’assurdità di questo presente ed aspettare “il giorno che verrà”.
Guarirò. Guariremo. E avremo parecchie ferite da curare.
Amerò il mio dolore, guarderò le cicatrici e, osservandole come fotografie, ricorderò a me stessa di essere viva.
Un abbraccio fraterno e una dedica. Sempre Vicky!
A tutta musica!
Amici miei,
con l’aiuto di Dio e con quello della mia amata musica uccido la tristezza e la solitudine.
E voi? Che state facendo in questa serata piovosa?
Un abbraccio a tutti e una dedica speciale a te, mamma. Buon compleanno! Mi manchi!
Sempre Vicky!
P.s. io al concerto a Milano c’ero!
Solitudine
A volte penso sia solo uno stato della mente
altre un bisogno dell’anima
poi mi volto
e noto solo la mia ombra
inondata dal Sole
e proseguo il viaggio
Sempre Vicky!
Metropolitana
Oggi
durante il mio viaggio
in metropolitana
ho ascoltato
echi
di silenzio
Oggi
mentre attraversavo
il ventre sterile
dell’umanità in città
ho visto
facce tristi
provare a vivere
Attaccate a un filo
Una dedica a tutti. Buonanotte! Sempre Vicky!
La paura
dal web
La paura ha tante facce, molte ombre, innumerevoli buchi, procura ferite, spinge ad agire come anche a fuggire. Quanto altro ancora?
Qui quelle identificate, intuite, respirate, assorbite, espulse in vita mia. Fino a questo momento.
Paura…
di ammalarmi
di soffrire
di pensare prima di morire
di perdere chi amo
di ferire e restare ferita
di dire la verità su di me
di parlare con me stessa
di staccarmi da ogni certezza
di lasciare le cose come stanno
di cambiare le cose a modo mio
di essere infelice
di godermi le tante felicità
di essere toccata da uno sconosciuto
di seguire l’istinto di femmina
di essere la donna di chi mi attrae
di chiedere troppo
di non ricevere
di essere madre
di aspettare
di non avere tempo
di capire
di essere consapevole
di esserci
di invadere
di disperarmi
di ballare
di cantare
di urlare
di tacere
di sognare
di impazzire
di volare via
Tutto e niente. Evadere dalla prigione dell’io. Un brano stupendo… sempre Vicky!