“ Ti voglio bene”
Amici miei, dopo aver letto questo post di Emozioni/Dina non ho potuto fare a meno di mandare un messaggio ai miei affetti più cari scrivendo semplicemente “Ciao, ti voglio bene”.
La mia precarietà mi ha insegnato a non rimandare e a mollare i pesi inutili.
Un abbraccio e una dedica.Sempre Vicky!
Per certe persone, questa semplice ma vitale frase, è così difficile da pronunciare!
Queste parole hanno un potere tale, che provocano un benessere immediato.
Ne senti l’effetto , quasi inebriante…
L’incantesimo si dirama per tutto il corpo. E quando arriva al cuore, s’insinua con delicatezza ed alita brividi di felicità.
Io, essendo estroversa, lo dico praticamente tutti i giorni, alla mia famiglia.
Se sono in cucina e rientra mio figlio dal lavoro o Rebecca, il pomeriggio da scuola, urlo ” Lo sai che ti voglio bene?”.
E loro ” Si, lo so. Anche io”.
Un paio di anni fa, ho assistito un ragazzo, che ha rinforzato in me, il potere di questa frase.
Era sera.
Un sabato di settembre.
La temperatura era piacevole.
Io, mio marito Alex e Rebecca, decidiamo di andare al Cinema.
Saliamo in auto e partiamo.
Percorsi un paio di chilometri circa, giungiamo ad un incrocio.
Ci…
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Autismo: una mamma americana racconta/2
La mamma americana nel titolo è qui su ritratta con uno dei suoi due gemelli nel post originale in inglese che trovate a questo link.
Per la seconda volta mi sono permessa di tradurre nel miglior modo possibile il testo di questo post, perché l’ho ritenuto veramente toccante e soprattutto reale. Un vero aiuto a chi vive questo e anche altri problemi in solitudine.
Potremmo indicare questo metodo di comunicazione a tante altre situazioni di vita in cui le persone restano emarginate.
Un ringraziamento e un abbraccio a questa mamma!
Di seguito trovate il testo tradotto in italiano. Vi saluto tutti! Sempre Vicky.
“AUTISMO: UNA MAMMA AMERICANA RACCONTA/2
Sì, mi dispiace che a tuo figlio sia stato appena diagnosticato l’autismo.
Un paio di mesi fa ho avuto una conversazione con una conoscente. Non ci frequentavamo da molto tempo, ma avevamo interessi in comune e ci piaceva la compagnia reciproca.
Lei sapeva che a mio figlio era stato diagnosticato l’autismo, si trovava bene a parlare con me. Mi disse che anche a suo figlio avevano appena diagnosticato la stessa cosa.
Prima che potessi pensare ho detto, “Oh cavolo. Mi dispiace di sentire questo”.
Questo tipo di gaffe non è nuova per me. Non sono mai stata brava con il linguaggio “politicamente corretto”. Ma ciò nonostante la nostra conversazione ha pesato molto nella mia mente.
Quello che ho detto è vero. Mi dispiace di aver saputo che a suo figlio è stato diagnosticato l’autismo. Ma non perché l’autismo sia una condizione così terribile da vivere…
Sto tirando su quattro figli. E tutti hanno i propri problemi. Due di loro di recente hanno beccato “Teenager” e potrebbero non riuscire ad arrivare a fine settimana se il loro atteggiamento non sarà chiarito.
L’autismo è solo un problema duro da attraversare. Io conosco alcuni dei sentimenti che lei potrebbe avere nei mesi a venire.
Così quando ho detto “mi dispiace” questo è ciò che intendevo in realtà.
Mi dispiace che al tuo bambino sia stato diagnosticato l’autismo…
Mi dispiace perché comincerai a fare ricerche sulle condizioni di tuo figlio, solo per diventare ancora più confusa di quello che già sei.
Mi dispiace che ci siano più domande che risposte.
Mi dispiace che sentirai il bisogno di diventare un genetista, un neurologo, uno psicologo, un gastroenterologo e un avvocato tutto in una volta.
Mi dispiace per i sentimenti di colpa e inadeguatezza che sperimenterai.
Mi dispiace perché la tua assicurazione non approverà la spesa per il trattamento che tu stai cercando e dovrai combattere con le unghie e con i denti per ottenere i servizi dei quali la tua famiglia ha bisogno.
Mi dispiace perché qualche volta ti sentirai sola, perché penserai che nessuno capisca quello che tu stai passando.
Mi dispiace perché in certe notti sarai sdraiata a letto, chiedendoti cosa avresti potuto fare di più.
Mi dispiace che gente ignorante fisserà la tua famiglia quando uscirete per divertirvi.
Mi dispiace che la consapevolezza dell’autismo non sia lo stesso che l’accettazione dell’autismo.
Mi dispiace che a un certo punto ti troverai intrappolata in un infinito dibattito sui vaccini. Se dovessi usare la parola “cura” pagherai il prezzo massimo dal gruppo Facebook Support Group Gods.
Questo è ciò che intendevo quando ho detto “Mi dispiace”. Ma ancora non era la cosa giusta da dire.
Non è il mio compito tirare fuori tutta l’energia negativa da una madre che ha appena cominciato il suo viaggio attraverso lo spettro. Il mio compito è di spianarle la strada.
Ora che ho avuto del tempo per riflettere, so cosa le dirò la prossima volta:
Grazie per aver condiviso questo con me!
Come ti senti riguardo alla diagnosi?
Questo ti aprirà così tante porte per il tuo piccolo. Fammi sapere se hai delle domande.
Questo è il mio numero. Sentiti libera di chiamarmi oppure di scrivermi in qualsiasi momento.
Nella nostra zona c’è una bellissima rete di supporto, piena di genitori pronti ad aiutarsi gli uni con gli altri. Mi piacerebbe presentarti a qualcuno di loro.
Abbiamo degli incontri tra genitori e eventi per famiglie spesso. Ti inserirò nella mailing list.
Sono disponibile, in qualsiasi momento tu abbia voglia di parlare.
Benvenuta nella nostra tribù.”