Cara mamma
Cara mamma,
spero tanto che possa sentirmi da dove ti trovi ora.
Prima di tutto voglio augurarti buon compleanno, sarebbe stato il tuo 94º su questa terra.
Ho un groppo alla gola e tanta voglia di piangere, mamma. Mi manchi!
Un altro compleanno senza di te, un’altra giornata cominciata senza il tuo bacio quotidiano. Quanto sono stata stupida e superficiale, anche un po’ egoista nel rifiutarti qualche volta in malo modo quella tua “invadente” manifestazione dell’amore che avevi per me. Mi sentivo troppo grande per essere ancora la tua bambina e adesso… Quanto vorrei esserlo! Ho bisogno della tua consolazione, del tuo ascolto, del tuo amore incondizionato.
La solitudine è la mia compagna di vita in troppi momenti.
Oggi l’ho cercata, perché ti meriti, mamma, i miei pensieri e perché no le mie lacrime lontano da tutti. Ci siamo solo tu e io.
Voglio raccontarti un po’ di cose. Prima di tutto voglio dirti che nonostante siano passati cinque anni e mezzo da quando ti ho vista l’ultima volta non ho smesso neanche per un minuto di volerti bene.
Sto cercando di mettere in parole una piccola tempesta che ho dentro, che trova sfogo scendendo come cascata dai miei occhi, gocce di acqua salata nel deserto che a volte è la mia esistenza senza di te.
In mezzo a questo gorgheggiare che è la mia dettatura tramite la sintesi vocale sento risuonare la mia voce che trema, sono costretta a tradurre in suoni i miei pensieri e le emozioni, insomma i miei ricordi così vivi e ancora traducibili nei particolari.
Tu sei principalmente in questo momento una serie di odori, collegati uno ad uno a ricordi precisi.
Sei l’odore della tua pelle che sa di buono, tanto che da bambina mi piaceva molto morderti e avrei voluto mangiarti!
Sei l’odore della tua crema sempre la stessa, sempre nella stessa confezione blu in metallo. La vedo ogni volta che vado al supermercato e mi sembra di incontrarti, di averti vicina in quel momento. L’ho comprata, per avere una a casa con me. Un altro piccolo pezzo di te che mi fa compagnia.
Ti sento quando indosso alcuni vestiti che tu non hai mai potuto conoscere, eppure sembra che mi parlino di te, perché quando li indosso ogni impressione che tu mi guardi, ho l’impressione di piacerti e questo mi dà gioia, cara mamma.
Mi manca l’odore delle frittelle pugliesi che non ci facevi mai mancare il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre di tutti gli anni.
Uno dei tanti odori che mi hanno sempre fatto sentire a casa, la tua, la nostra.
Mamma, c’è tanta emozione nel pronunciare questo nome perché solo tu lo porterai sempre. Da quando lo sono diventata anch’io, ne ho capito il valore unico e universale, irripetibile.
Ti saluto, ora e ti do appuntamento a presto.
Ti dedico questa canzone, credo che tu l’avresti apprezzata anzi, sono convinta che ti piaccia ora.
Ciao, amore mio!
Sempre la tua “Cenza”, e sempre la tua grande bambina Vicky!
Caro Lorenzo

Dedicato al mio amore. Una lettera del 5 novembre 1990. Trenta anni fa gli scrivevo questa lettera:
Caro Lorenzo,
voglio scriverti questa lunga (perché so già lo sarà) lettera per dirti che… Non so neanche io da che parte cominciare.
Devo fare un po’ di ordine nelle mie idee. Potrebbe cominciare così:
IO TI AMO!
Non so se bastano queste tre semplici parole per descrivere quello che provo per te. Sì, è vero che ti amo, ma non è tutto qui.
Ti ricordi? Tutto è cominciato quasi nove anni fa, tra di noi. Uno sguardo lungo, intenso, ed era fatta! Ci siamo innamorati. Non avevo mai pensato fino ad allora che potesse succedere. Avevo avuto altre esperienze, ma l’amore completo che provo per te non l’ho mai provato per nessun altro.
Non mi sbagliavo…
Ho sempre pensato che fossi tu tra noi due ad essere più di amore e di affetto e, realmente, c’è stato un lungo periodo in cui ero tutta presa da te e del mondo circostante non me ne fregava niente. Quanto è durato? Non potrei dirlo con esattezza, ma penso che questo sia dipeso molto dal fatto che tu avevi un problema. C’è stato il momento in cui poi non hai più avuto “bisogno” di me, almeno in quell’aspetto. Così mi si sono aperti gli occhi sulla realtà.
Cosa avevo? Cosa sentivo? In ogni momento tu hai sempre avuto la famiglia vicina, chi più, chi meno. Sai che la mia famiglia, invece, si è allontanata da me e io da lei, quando mi sono innamorato di te.
Di questo non voglio darti colpa. Doveva andare così. Sai che mi sono trovato in una situazione in cui ho dovuto scegliere. Ho scelto te. Non mi sbagliavo. È stata la cosa giusta, se poi insieme siamo riusciti a vincere quella schifosa battaglia. Finita la bufera, come dicevo prima, ho riaperto gli occhi e mi sono ritrovata quasi sola. Questo non significa che tu non contassi niente per me. È assurdo da parte tua anche solo pensarlo.
Però mi sono accorta che, al di fuori di te, non avevo nessuno.
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno, anche se abbiamo la persona amata! Ricordi quante volte mi hai detto, tempo fa, che con te potevo parlare di tutto? Ti ho parlato del mio passato con sincerità, come non ho mai parlato con nessuno, neanche le mie più care amiche.
Ma si può veramente parlare di tutto con il tuo compagno, con tuo marito?
Sarebbe troppo bello, ma siamo così direttamente coinvolti nel rapporto da non poter dare un parere spassionato nelle varie vicende. Quante litigate abbiamo fatto! Devo averti fatto disperare un casino!
Eppure il tuo amore per me è diventato sempre più esclusivo, profondo, totale. Le varie peripezie che abbiamo attraversato ci hanno resi ancora solidi nel nostro amore. Eppure…
Perché non riesco ad amarti come tu vuoi?
Ci amiamo, su questo non ho dubbi, però non mi basti solo tu. So che questo ti fa soffrire, ma non potresti accettarmi così come sono? E io, non potrei accettarti così come sei invece di provocarti continuamente, sperando di cambiarti almeno un pochino? Sembra proprio di no, e su questo argomento entriamo sempre in “collisione”. Questo è un altro passo dobbiamo affrontare. Dobbiamo però tenere presente che il fatto di accettare una persona per come è non significa condividere quello che pensa e quello che fa, ma rispettando rispettare le sue idee.
È una cosa molto difficile, lo so, quella che ti chiedo e mi chiedo, ma abbiamo superato ostacoli ben più grossi di questi. Dai, proviamoci!
TI AMO!
Ti amo perché sei stato tu e sei sempre molto dolce e tenero con me. Ti amo perché riesci a farti coccolare e, al tempo stesso, a coccolarmi e farmi sentire protetta (chi se lo sarebbe mai aspettato con te?).
Ti amo perché mi capisci, il più delle volte, e discuti volentieri con me (sai che la discussione è il mio pane!).
Ti amo perché non sei capace di rancore e mi hai sempre perdonato i miei errori (è così?).
Infine ti amo perché sei il mio amico e mi ami anche tu.
Mi ami quando mi guardi, quando mi parli, quando mi tocchi, quando facciamo l’amore, quando ti arrabbi con me, quando sei triste per me, quando sei geloso, tutte le volte che hai pianto con me o per colpa mia, dei miei perché, mi ami perché cerchi di alleviare i miei problemi e cerchi di non crearne altri (anche se non sempre ci riesci!)… E tanti altri perché.
Io so solo una cosa (mi luccicano gli occhi): che nessuno mi ha mai amata come tu hai amato e tuttora ami ancora me. Come spero di corrispondere il tuo amore!
Ecco perché non devi avere paura.
Ecco perché non devi essere geloso.
Ecco perché ti amo.
5 maggio 1990 ciao, Vicky
(Una lettera scritta su un foglio di quaderno, bagnata qua e là di lacrime)
Un abbraccio, sempre Vicky ❤
Una serata di Bellezza
Amici miei,
questa sera mi sono ritrovata in mezzo a una via di Bellezza e mi si è riaccesa la sete persa strada facendo.
Grazie a Dio, alla vita, a Dante e a Benigni per le emozioni vivide e vivaci che mi riportano a contemplare la Luce vera.
Vi auguro di cuore e sottovoce di riposare il cuore e lo spirito.
Sempre Vicky!
L’altro
fonte Google
Amici miei,
ringrazio il blog quasi40anni per aver linkato il post qui di seguito:
https://klaudiomi.wordpress.com/2019/09/04/missione-vietnam/
Voi che provate? Che ne pensate?
Con animo turbato ascolto bella musica vera. Sempre Vicky.
Lo chiedo agli alberi
Amici miei,
ho scoperto di recente una realtà di vita che mi ha fatto tremare il cuore e ci ha lasciato entrare gioia e speranza: è Romena.
Un luogo, delle persone, una vita credibile e possibile.
Poichè la similitudine con l’albero me la sento addosso e dentro, per ora lascio parlare questo brano anche per me.
Come restare immobili
Fra temporali e fulmini
Invincibili
Che le radici sono qui
E i loro rami danzano
All’unisono verso un cielo blu
E d’inverno i germogli gelano
Come sempre, la primavera arriverà
E non riesci a fermar le lacrime
Già domani un bacio di sole le asciugherà
Come restare umile
Se la ricchezza è vivere
Con due briciole
Forse poco più
“Noi siamo nate libere”
Cantando in pace ed armonia
Questa melodia…
Un abbraccio, sempre Vicky!
Pensiero
La mia gioia?
Una carezza data e ricevuta e un pezzo di me-pane condiviso.
Le lacrime?
Un dono che allarga il cuore.
Vita che irriga e rende fertile il sogno.
Il mio amore?
Stare accanto e fare il viaggio insieme.
Un abbraccio,
sempre Vicky!
Una svolta
Amici miei,
un po’ di giorni fa, leggendo e commentando un post di Emoticonblu, mi sono resa conto che in un certo rapporto qualche giorno fa c’è stata, almeno da parte mia, una svolta. Dopo cinque anni.
Ora brevemente vi racconto.
Ho notato che da quando circa ventitre anni fa per un problema di salute sono rimasta in carrozzina sono cambiata anche dal punto di vista emotivo, in particolare per l’impatto che su di me hanno le discussioni.
Mi spiego meglio.
Ho notato durante gli anni della mia vita, in modo speciale in due periodi differenti – il primo durante il mio matrimonio fino al 2005, il secondo dopo quella data ad oggi – di aver vissuto sempre con timore i miei rapporti sentimentali, cioè con la paura di perdere la persona amata. Questo timore è cresciuto pari passo con la mia età e con le esperienze successive al matrimonio.
Non ho dubbi che il grande amore della mia vita sia stato ed è tuttora mio marito Lorenzo. Di lui avevo una fiducia totale, per lui un amore assoluto, senza ombre. Il tutto pienamente ricambiato. I soli litigi seri e discussioni avvenivano esclusivamente per via delle nostre rispettive famiglie di origine, per colpa della intromissione da parte loro, soprattutto della sua. Mi ricordo che dopo cinque anni di matrimonio e una bambina di tre anni eravamo arrivati sull’orlo della separazione. Siamo riusciti a stare lontani l’uno dall’altra esattamente tre giorni.
Il Signore Dio con la sua grazia ha pensato di mettere ogni cosa al suo giusto posto, l’amore nella coppia e nella famiglia al primo posto e poi via via tutti gli altri affetti. Questo è potuto succedere solo attraverso la grazia di un cammino di fede percorso insieme, in cui abbiamo conosciuto meglio noi stessi e il nostro rapporto, imparando a perdonarci e a perdonare. Per noi era fonte di sano vanto e orgoglio non avere alcuna vergogna di scambiarci affettuosità a qualsiasi età e in qualsiasi luogo. Anche in chiesa mi è capitato di accarezzarlo, di dargli un bacio con una purezza tale che ancora adesso mi tocca il cuore.
La cosa assurda che accade è che un amore così ti permette di litigare anche furiosamente perché sai che quella persona non la perderai. È un pilastro della tua vita. Anche oltre la morte.
Per quanto riguarda il periodo successivo alla morte di Lorenzo le .cose dentro di me sono cambiate. Di questo ne sono diventata consapevole a posteriori durante un dialogo con mia figlia.
Ho capito che non ero più capace di litigare o discutere animatamente per paura.
Io accumulavo rabbia e stress fino a scoppiare e invece di affrontare la realtà… Buttavo fuori di casa il mio compagno. Ora, dopo la quarta o quinta volta, praticamente sempre per via del suo interesse per altre donne sia via internet che dal vivo – cosa che scatenava e tuttora provoca la mia gelosia – ho mantenuto una giusta distanza da lui.
E soprattutto finalmente ci ho litigato!
In realtà non è cambiato nulla o quasi ma io ho costruito qualcosa di valido e prezioso in me: autonomia, autostima e un vento di verità.
Io non vivo al momento questa storia come una relazione – non più convivenza né sessualità – e sto bene così. Non voglio essere più malata. Credo di aver trovato una soluzione: aver cura di me stessa.
E intanto… Si cresce!!!
Un abbraccio! Sempre Vicky!
Mio fratello
Io amo mio fratello. Lo amo da quando ne ho coscienza. Saranno più o meno 45 anni.
Si chiama Fedele. In effetti lo è di nome e di fatto. Nel bene o nel male lui è coerente con le proprie idee, è fedele alla sua coscienza, alle sue idee che a volte ho condiviso, soprattutto nell’adolescenza.
Quando andavo al liceo lui era il mio mito, oltre naturalmente a mio padre.
Lui era il mio punto di riferimento ideologico, sembrava sempre più grande di me e in effetti lo era sia dal punto di vista dell’età sia da quello fisico. Mio padre, invece, era il mio punto di riferimento affettivo. Non mi vergogno ad ammettere che ero la sua preferita, la sua cocca, insomma la sua “Cenza“.
Mi sono chiesta per anni, una volta cresciuta, se questa cosa avesse fatto soffrire gli altri miei fratelli – in famiglia eravamo quattro figli – e onestamente mi sono vergognata un po’ con me stessa di aver approfittato di tutto quel bene oltre la misura.
Non ho avuto occasione nella vita di domandare quale fosse il loro pensiero, in realtà non ce n’è stato il tempo e forse neanche l’intenzione.
Fedele è cresciuto in fretta, viste le difficoltà che avevamo in famiglia. Difficoltà di tipo economico e poi anche di responsabilità rispetto ai fratelli più giovani e per di più problematici dopo la malattia e la successiva morte di mio padre.
Io amo mio fratello. E sono certa che mio fratello ami me.
La felicità comincia da piccole cose. Tra noi due non ci sono mai state né grandi litigate né grosse smancerie. È come se avessimo già saputo che c’era qualcosa di prezioso, quasi segreto che ci legava e ci tiene uniti ancora oggi. Ci vediamo di rado. Anche le telefonate però sono brevi e concise. Qualche volta ci scambiamo messaggi sul telefonino.
Che cosa strana… È proprio in uno di questi messaggi che ho trovato il coraggio di dirgli apertamente “Ti voglio bene” oppure “Mi manchi”. Tra di noi c’è sempre stata una sorta di vergogna, anzi di ritrosia a manifestare così apertamente i propri sentimenti. Non le conosco il motivo, ma ho smesso di chiedermelo e sono passata ai fatti, anzi alle parole aperte e chiare.
Ma perché sto a raccontarvi tutte queste cose?
Perché io faccio così quando sono troppo felice e, grazie a Dio, lo sono! Perché ormai mi conoscete, Quando vivo un’esperienza forte, dopo essermi concessa spazio sufficiente a far decantare ciò che è avvenuto, ho bisogno di condividere la mia gioia con chiunque, dapprima con mia figlia, con la migliore amica e con voi ora attraverso questo post.
Parlo e rido con mia madre, con mio fratello Francesco, con mia sorella gemella Raffaella e non da ultimo con mio padre – che ci custodiscono e ci osservano dal cielo.
La mia festa è perfetta e la mia gioia infinita! Anche adesso mentre sto scrivendo!
Le mie emozioni due giorni fa si sono materializzate in un piatto di spaghetti con le cozze, uno di pesciolini fritti e verdure alla griglia. Seguite da calma euforia e piacere.
Insomma il primo pranzo insieme a mio fratello, solo noi due, il primo in tutta la nostra vita finora! Non vi sembra un miracolo, una cosa meravigliosa?
A me sì. La vita corre e scorre in fretta, devo vivere di piccole e grandi gioie di tutti i giorni come anche di quelle straordinarie come questa che vi ho raccontato, per poter credere sempre di più che non siamo soli su questa terra.
Due brani di artisti che amo e che riflettono la mia anima.
Sempre più ricca, sempre Vicky!
Voglio essere così, un prete si racconta
Amici miei,
quello per don Luigi Verdi della comunità di Romena (AR) è un affetto, un amore fraterno e piccolo nato stasera, sfogliando le pagine su Youtube.
So che il filmato è lungo: credetemi non si tratta di parole facili. È vita.
Senza maschere. Fragilità. Verità. Umanità.
Io, mentre lo ascolto, anzi lo assorbo e lo accolgo, mi ritrovo sul monte ad udire l’esperienza delle beatitudini insegnate da Gesù. È lui a rivelare con scandalo parole controcorrente. Quelle della felicità vera da vivere.
È lì che attende alla porta. Bussa con discrezione.
Ho sete e fame.
E non parlo di cibo.
Parliamo e condividiamo. Io vorrei farmi conoscere da voi.
Sempre rinnovata. Sempre vostra Vicky!